lunedì 20 giugno 2011

E' dal contagio che può partire una rivolta culturale: Teatro Valle Occupato


Ci piace quello che sta accadendo a Roma. Dal 14 giugno alcuni lavoratori e lavoratrici dello spettacolo hanno occupato lo storico Teatro Valle, teatro in cui debuttarono i "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello e che scatenò l'ira del pubblico al grido di "manicomio, manicomio". Il Teatro Valle fu fatto costruire per uso privato del nobile Camillo Capranica (buonanima, avercene di nobili così) ed è il più antico teatro della capitale. La sua inaugurazione avvenne il 7 gennaio 1727 con la rappresentazione della tragedia Matilde di Simone Falconio Pratoli. Dal 1955 la sua gestione è stata affidata all'ETI, ente teatrale Italiano ed organo di riferimento per il teatro italiano, tragicamente scomparso a causa dei tagli nell'ultima finanziaria. Ora il Valle, che ha concluso la stagione il 19 maggio, è un teatro in cerca di autori, di stagioni, di vita: è al momento un sipario che rischia di rimanere chiuso. Un'azione necessaria, non soltanto perché parliamo del teatro più antico di Roma, ma perché tutta la cultura negli ultimi anni è stata messa da parte, soppiantata da "Tamarreidi", tv spazzatura, reality show. Dimenticata da un ministro dei beni culturali inesistente, che tuttavia non manca di dire quanto egli ami il teatro: un vero teatrante delle fanfare. Il teatro deve rialzarsi, deve riacquistare quell'importanza che ha per la vita culturale di un paese. Per questo l'azione volontaria dei lavoratori dello spettacolo non può che farci piacere. Il Teatro Valle diventerà forse un simbolo della rivolta silenziosa che filtra tra le maglie della società. Un piccolo tubo rotto nelle condutture di uno Stato anticulturale dalle quali filtrano tante goccioline benefiche e che vanno ad inondare i campi aridi. C'è l'auspicio che questa sia una piccola goccia pronta ad essere seguita da altre centinaia, migliaia di gocce fino all'ultima che fa traboccare il vaso. E proprio oggi, sulla pagina ufficiale del Teatro Valle Occupato si legge: "E' dal contagio che può partire una rivolta culturale". Sì, speriamo che sia così, speriamo in questo contagio; per una volta vogliamo evitare di vaccinarci e prenderci questa meravigliosa influenza chiamata teatro. Qualcosa si muove in questo magma; qualcosa che già avevamo percepito con il referendum. La società civile si muove; e quando qualcosa inizia a muoversi nel mondo della cultura davvero tira un vento buono, che ti fa venire voglia di correre in strada, urlando, cantando, di fare tardi a discutere di ciò che sarà, del futuro. Del futuro, non delle elezioni, perché ultimamente non c'è stato futuro se non chiuso in noi stessi. Il contagio, sì, è questo che vogliamo: cantagiateci. E' bello, è bello vedere tanta partecipazione. In pochi giorni sono passati sul palco del Valle oltre 100 artisti (tra i quali Germano, Camilleri, Franca Valeri per citarne alcuni), si sono contati circa 5000 mila spettatori e si sono svolte assemblee. Un momento vitale, un sussulto di un antico teatro costruito dal nobile Camillo Capranica per se stesso, un sussulto per tutto il teatro, la cultura, per un intero paese: sì, forza, Teatro Valle!

Pagina ufficiale su Facebook: Teatro Valle Occupato



COMUNICATO STAMPA LETTO AL MOMENTO DELL'OCCUPAZIONE:

"Siamo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, cinema/teatro/danza, artisti/tecnici/operatori, stabili, precari e intermittenti che da mesi portano avanti una lotta contro i tagli e per i nostri diritti in modo diretto ed autorganizzato.

In questi anni, di fronte all'arroganza delle politiche governative, le reazioni della categoria, dei sindacati e delle associazioni di settore sono state deboli e inefficaci.
"Com'è triste la prudenza" recita Rafael Spregelburd. Triste e in molti casi complice: le istituzioni che fanno prevalere logiche di profitto, scambi di poltrone, ingerenze partitiche e clientelari hanno ormai perso ogni legittimità come interlocutori.

Noi non vogliamo più essere complici. È con questo spirito che ci siamo mossi e che oggi occupiamo il Valle lanciando un appello a tutto il mondo della cultura e ai cittadini per sostenere questa battaglia: occupiamo il Valle per occuparci di ciò che è nostro.

Nel silenzio e nell’indifferenza questo storico Teatro rischia di chiudere. L'assessore alla cultura del Comune di Roma ha dichiarato che si impegnerà per la tutela del Valle e della sua identità. Queste rassicurazioni non bastano. Chiediamo trasparenza e chiarezza. Chiediamo che gli artisti e i professionisti del settore vengano coinvolti a livello progettuale e decisionale sul destino di uno dei Teatri più importanti d’Italia attraverso la creazione di una commissione competente.

Il Teatro Valle non è solo uno spazio prezioso da salvare ma un simbolo dello stato dell'arte in Italia. L’ultima finanziaria ha soppresso l’Ente Teatrale Italiano, mettendo a rischio le funzioni cui era preposto: promuovere e diffondere il teatro contemporaneo, sostenere la nuova drammaturgia e le nuove generazioni, incrementare scambi internazionali e la formazione.
Non siamo qui per difendere l'esistente, sia esso l'ETI o il sistema di finanziamento pubblico attuale, ma non rinunciamo al principio che il libero accesso alla cultura, ai saperi e alla creatività in tutte le sue forme, la libera circolazione di idee e individui, il potenziamento del pensiero critico siano un diritto imprescindibile di ogni cittadino e non un privilegio.
La demolizione sistematica delle risorse e dei beni pubblici è il cuore della politica culturale di un governo che azzera le buone pratiche esistenti, attacca gli spazi e le produzioni indipendenti, non svolge il proprio ruolo di tutela del patrimonio artistico, dismette e privatizza teatri, musei e luoghi di importanza storica. Una politica che ignora la questione dei diritti e del reddito per i lavoratori precari/intermittenti e mortifica competenze e talenti della nostra generazione.

Nell’anno zero della cultura siamo qui per denunciare lo stato di emergenza del nostro paese e la precarizzazione delle nostre condizioni di lavoro e di vita. È tempo che noi artisti, operatori e professionisti del settore ci assumiamo la responsabilità di decidere delle nostre vite, del nostro lavoro e dei nostri spazi. Dal basso e in prima persona. Per riprenderci ciò che è nostro, attraverso azioni e pratiche condivise.

Invitiamo il mondo della cultura e dello spettacolo e tutta la cittadinanza a prendere posizione e a confrontarsi con noi su una visione più ampia, oltre la difesa del proprio e dell'esistente e a farlo dentro il Teatro Valle occupato e in assemblea permanente. A difendere la possibilità di FARE cultura, e farlo al grado più alto delle nostre potenzialità."


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