venerdì 16 novembre 2012

Il pugile sentimentale, Teatro Millelire 13 - 18 novembre. Recensione



Se sali su un ring ci sono diverse possibilità: sei una donna venuta a raccogliere il tuo amante massacrato; sei un arbitro; o molto più probabilmente sei un pugile. Se lo sei, allora il tuo scopo è dare pugni e prenderne il meno possibile; ma soprattutto darne. Devi avere forza, grinta, coraggio, anche intelligenza: non è solo uno sport animale, devi avere una strategia, studiare il tuo avversario, capire come stancarlo e quando è il momento colpire. Un gran pugile è dunque un insieme di elementi, non solo forza bruta. Davide Mancini è un attore, Frank è il suo personaggio: un pugile, appunto; il ring è quello del Teatro Millelire fino al 18 novembre. Dilettante, con una caratteristica del tutto particolare: pensa troppo e non dà pugni. Frank e il suo coach (la voce registrata di Joe) sono entrambi convinti che per la boxe bisogna sapere usare la testa, non tanto dare pugni, credendo di poter atterrare Van Terrible con un solo gancio dialettico sferzato dal pensiero. Frank ha una laurea breve in filosofia, ha fatto un corso d'inglese, uno di astronomia, letto molti libri. Non è nato ai bordi di una strada, non ha un passato da prendere a pugni, il suo viso è quello di un ragazzotto buono, e lo è. Il ring da boxe è l'unico luogo dove si può fare filosofia, o forse no, forse un pugno bisogna pur darlo, altro che Schopenhauer, Marx, Weber. Van Terrible è un animale e grugnisce, Frank le prende, non le dà mai, pensando, filosofando, ripensendo, cadendo. Il momento migliore, essere stesi a terra, mentre la voce gracchiante dell'arbitro inizia il conteggio, sette o otto secondi, prima di alzarsi per un nuovo fendente, pochi secondi in cui Frank può pensare libero. Tra un pugno e l'altro, egli riflette, filosofeggia, ascolta il pubblico e le loro storie, sogna perdendosi in esilaranti e paradossali pensieri. Non elabora alcuna teoria sul mondo, ma l'incontro diventa un pretesto per esplorare il legame emotivo che ha con esso. Ogni colpo è un ricordo, ogni colpo una sensazione che riaffiora, un'idea, e mentre la sua faccia si adatta al guantone di Van Terrible sorride e narra: in fondo lui e Joe altro non sono che due idealisti, innamorati di una certa immagine della boxe, del suo mito, a loro modo cercano di farne parte proiettando una certa immagine ideale di se stessi a quegli occhi familiari (il padre di Frank e la fidanzata di Joe) che li guardano dall'esterno. Dimostrare qualcosa o credere a un'illusione, facendo i conti con se stessi e la vita. E quando finalmente Frank giunge a capire una verità inconfutabile, ovvero che è proprio ciò che sappiamo da sempre a farci paura, Joe realizza che non deve pensare, deve menare, sferrare pugni: è la rivelazione, il K.O., il momento del godimento e della liberazione. 
Dal punto di vista registico non c'è un gran lavoro, tutto si regge sull'abilità attoriale del saper tradurre scenicamente un buon testo (rappresentato anche negli Stati Uniti), comico e leggero, senza la pretesa di impartire una lezione di filosofia o sciorinare teorie esistenziali. Proprio per questo suo intento non didattico, oltre che per l'assurdità della situazione, lo spettacolo è praticamente alla portata di tutti. L'obiettivo, forse, è anche quello di avvicinare due mondi, quello dello sport e della cultura, i quali spesso si guardano di traverso perché non trovano punti in comune. Se così fosse, Frank può dire di aver vinto ai punti perché la prossima tappa per Davide Mancini (che pure si è allenato ed ha frequentato palestre per avvicinarsi al personaggio) potrebbe essere non più un teatro, ma un vero ring. Infatti in sala erano presenti alcuni membri della Federazione Pugilistica Italiana, i quali hanno manifestato interesse per Il pugile sentimentale, tanto da volerlo trasformare in un intermezzo teatrale nelle competizioni di boxe: ora Frank può davvero accarezzare il mito.


IL PUGILE SENTIMENTALE
di Alberto Righettini

regia: Marco Ghelardi
con Davide Mancini

Scene e costumi: Elena Greco
Light Designer: Gabriele Guatti
Sound Designer: Edoardo Ambrosio
Assistente alla regia: Simona Schito
Organizzazione: Sara Ravetta

dal 13 al 18 novembre presso

TEATRO MILLELIRE
via Ruggero de Lauria 22, 00192, Roma
Biglietti: intero €12 - ridotto €6.50 (prenota online)

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