"Evviva
il teatro!" Queste le parole gridate da un giovane ragazzo del
pubblico alla fine dello spettacolo di ieri sera. In effetti come non
confermare dopo l’esilarante e ben riuscita commedia goldoniana da
parte della compagnia di Mimmo Strati (nell'immagine) andata in scena al Teatro Le
Muse?
Una
semplice scenografia che riporta gli echi delle scene veneziane nel
quartiere popolare romano di Trastevere, in una piazza all’interno
della quale si svolgono tutte le baruffe, i lazzi e gli equivoci che
lasciano il pubblico divertito e in preda a un fiume di sincere
risate.
L’apertura
avviene con il bel canto della Signora Geltruda (Anita Pusceddu) e del Conte di Rocca
Marina (Cesare Cesarini), i quali si esibiscono in una calda romanza romana, come per
aprire le danze e lasciare spazio a tutti gli altri personaggi che
riescono bene a ricordare le maschere della nostra commedia
dell’arte. Sono chiari i richiami al recitare all’improvviso,
riuscendo a creare un rapporto di apertura e di intrattenimento verso
il pubblico. La prima che riesce a far questo è la “malalingua”
merciarola Signora Susanna, un personaggio reso teatralmente
ineccepibile da un’interpretazione veramente completa di Alexandra Filotei, dove l'attrice esprime tutta la parola e la fisicità della pettegola
del quartiere; sono proprio divertenti i suoi movimenti, i suoi
saltelli e i suoi gesti, ricreati veramente in modo impeccabile. Si
rende un personaggio indimenticabile quando spiega al pubblico “la
lingua del ventaglio”, ovvero come il modo di usare e portare un
ventaglio, può far comunicare una donna, mostrandosi nascosta e
intimidita, oppure ben disposta e aperta verso l’uomo. A seguire si
presenta l’antagonista - se vogliamo azzardare - della merciarola,
ovvero la fruttarola, la Giannina (Maia Orienti) voluta da tutti, anche lei popolana
e splendida nei suoi movimenti, salterelli e scorribande; una
semplice paesana che viene additata quale capro espiatorio di tutti
gli equivoci accaduti per causa del ventaglio disperso: è proprio a
lei che viene dato in custodia questo oggetto, simbolo dell’amore
del Signor Evaristo (M.Strati) per la giovane Candida, nipote della sora
Geltruda.
Ecco
i due principali innamorati, i quali rimangono separati a causa di un
fraintendimento di Candida, convinta che il ventaglio
nelle mani di Giannina sia la prova che Evaristo le è infedele,
motivo che la spinge e volersi maritare per vendetta con il Barone
del Cedro. Ed
ecco poi le baruffe e gli intrighi degli innamorati del popolo, dove
la povera Giannina è contesa fra il ciabattino Crespino e l’oste
Coronato, con il fratello di lei Moracchio che la vuole costringere a
sposare il secondo piuttosto che il primo. Una Limoncina che tanto
ricorda colombina, che volteggia per la scena, nei momenti di
passaggio, facendo da tramite o introducendo alcuni momenti, rendendo
il tutto ancora più gradevole.
Uno
spettacolo con personaggi che non lasciano spazio a dubbi, tutti ben
costruiti e riusciti, con una regia che rende le relazioni fra di
loro senza intoppi e rendendo scorrevole la trama, anche per occhi ed
orecchie meno avvezzi al linguaggio del teatro.
Valentina Nesi
IL VENTAGLIO di C.Goldoni
regia Mimmo Strati e Claudio Monzio Compagnoni
con Mimmo Strati, Cesare Cesarini, Alexandra Filotei, Maia Orienti, Anna Monia Paura, Anita Pusceddu, Stefano Starna, Stefano Scaramuzzino, Francesco Trifilio Gabriele Tuccimei, Cecilia Zincone
visto al
TEATRO DELLE MUSE
via Forlì 43 - Roma
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