giovedì 8 aprile 2010

Il ragazzo che attaccò un manifesto



(proseguo del post precedente "Attacchiamo opere d'arte sopra le locandine elettorali")

Questo era scritto su un grosso manifesto. Un ragazzo armato di secchio spazzolone ed altri manifesti arrotolati, lo aveva attaccato nel bel mezzo di un cartellone elettorale grande almeno tre volte il manifesto. Aveva i capelli scarmigliati, vestito non proprio in modo impeccabile, le scarpe di tela di un bianco ormai divenuto un grigio urbano. Su di una c’era un foro laterale e si vedeva un fondo nero che doveva essere il calzino. Scarpe vissute; forse l’unico paio che possedeva o semplicemente il primo che aveva trovato nell’armadio. Era passato con noncuranza tra la folla ammassata in attesa della metro, tra gli sguardi distratti, fugaci e indifferenti, come se fosse del tutto normale girare nelle metropolitane con secchio e spazzolone. Lo attaccò nel centro, sul volto smaltato del candidato di un’elezione appena passata. Un volto destinato a restare lì per settimane. Era rimasto uno sfondo azzurro ed una mezza scritta rossa “..iamo a te”. Poi se n’era andato, deciso a cambiar luogo e attaccare gli altri che gli rimanevano. Il manifesto non aveva firma, per quel che può valere una firma. Probabilmente era stato lui stesso l’autore; non aveva l’aria di uno manovrato dall’alto, ma semplicemente la faccia spavalda di chi canta alla città il suo grido ribelle e non ha voglia di aspettare che le acque si smuovano da se: il cosiddetto corso naturale degli eventi. Sapeva che non ci sarebbe stato un corso naturale degli eventi, così ha compiuto il suo gesto di sfogo, il suo atto di libertà. Ha preso l’iniziativa, sicuro di suscitar reazioni. In effetti, l’indifferenza si è tramutata da subito in una curiosità timida. Qualcuno di sottecchi lo guardava, tenendosi a debita distanza con l’espressione di chi pensa di trovarsi davanti un vandalo, solo perché non porta una bella cravatta come la tua. Reo! Reo di cosa? Reo di aver usurpato il paesaggio post-elettorale, insozzato la città con delle parole? Studenti assuefatti dai loro i-pod, casseforti di sicurezze sonore, hanno buttato un’occhiata assente, senza capire e senza chiedersi nulla. S’appoggiavano alle pareti, le spalle basse, la testa che annuiva senza che nessuno rivolgesse loro domande. Poi il treno è arrivato. Se ne sono resi conto solo quando il punto fisso che scrutavano con attenzione solenne, è stato violato dal movimento del treno che s’adagiava sui binari. Sono saliti con la stessa faccia di assenza, senza un’emozione.

Alcune signore si sono avvicinate, hanno letto, poi sbuffando si sono fatte da parte, detto “troppo lungo” e controllato sulla tabella luminosa quanto mancasse all’arrivo del prossimo treno.


Reazioni più che prevedibili; questo lo sapeva bene il ragazzo che ormai era scomparso nella folla. Flusso e deflusso continuavano incessantemente; le porte mangia uomini s’aprivano, sputavano via gli indigesti pendolari e ne ingurgitavano degli altri, chissà, forse sperando che fossero più saporiti. Intanto il manifesto era lì, e nel continuo avvicendarsi di genti qualcuno lo ha letto tutto. Annuendo, ritraendosi con l’occhio improvvisamente acceso di chi ha avuto un’illuminazione, immediatamente spenta dalla consapevolezza che quello non era che un sogno. Se fosse passato di lì uno, almeno un pazzo, uno altrettanto deciso a smuovere le acque stagnanti, forse davvero si sarebbe creato un movimento, un vocio diverso dal normale sottovoce sterile. Il vento freddo che soffiava nelle gallerie avrebbe gonfiato le vele delle personalità addomesticate, avrebbe fatto pensare, almeno per un momento, di essere sulla poppa di una nave salpata per raggiungere porti di mondi inesplorati. Ma non fu un gesto inutile. Non tutto fu vano. Piccoli gruppi di insofferenti si trovavano a passare. Nutrivano lo stesso sentimento di rifiuto delle cose così com’erano. Dello schiavismo televisivo, del parlare del tutto e del niente, del muoversi automatico e inconsapevole. Hanno letto con gusto. “Questo è un grande, vorrei conoscerlo!” “Ha ragione” “Tu dipingi, perché non attacchi uno dei tuoi dipinti?” “Io potrei attaccare una poesia” esclamavano con enfasi. E la loro enfasi ha coinvolto qualche vicino distratto che ha chiesto cosa ci fosse di così straordinario. Hanno spiegato, parlato con sicurezza. Le altre genti si giravano, incuriosite si sono recate sotto il manifesto a leggere. Una donna sui 50, con una valigetta da ufficio ed un’altra, con una bambina tra le braccia, si sono guardate. “Sarebbe bello se ciò accadesse” ha detto la donna con la bambina. “Ha ragione. I marciapiedi sono invasi da quel che resta delle elezioni” aveva risposto l’altra. Era appena accaduta una cosa straordinaria: si era creato un contatto. Un piccolo, infinitesimo istante di comunicazione tra due persone che non si sarebbero mai scambiate parola altrimenti. Si era incrinata la spessa parete di ghiaccio che le divideva. È arrivato il treno, sono salite insieme ed hanno continuato la loro conversazione, scambiando opinioni e riflessioni sulle loro scelte di vita così distanti. Da quel giorno, si incontrano sempre e scambiano parole.

Come loro, altri si sono ritrovati compagni di viaggio, non solo tasselli di un puzzle componibile o divisori della stessa aria. Era un giorno qualsiasi, un martedì di febbraio, un martedì 16 febbraio uggioso e freddo. Un giorno come gli altri, o quasi. Un giorno in cui un ragazzo coi capelli scarmigliati, scarpe di tela forate ed un abbigliamento non certo impeccabile, attaccò un manifesto.


Il dipinto nella foto è di Andrea Del Pesco

1 commento:

  1. Ciao Stifler !
    Sono Fiore, la tua vekkia amica di blog e mi voglio iscrivere tra i sostenitori di questa tua nuova experienza, ke ho trovato piacevolmente sorprendente, nonostante questo mio infruttuoso periodo di "vuoto" personale !
    Effettivamente, lo scriteriato sciame dei manifesti elettorali, come sottolineato giustamente anke da "Striscia-la-Notizia", è 1 problema serio, sia a livello ecologico, ke ambientale, ke estetico, ecc... insomma, è 1 vera skifezza !!!
    E naturalmente coloro i quali in quell'occasione, stanno elargendo promesse elettorali d'ogni tipo, cominciano contagiando il territorio con queste brutture... e bisogna dire ke, come inizio, non è affatto promettente !!!
    Concordo con te e la suddetta intelligente proposta x rimediare al fattaccio... eh eh eh !!!
    Alla proxima e... continua così
    Fiore

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