domenica 18 luglio 2010

I due gentiluomini di Verona, Globe Theatre di Roma


Si è aperta l'8 luglio la stagione del Globe Theatre di Roma con I Due gentiluomini di Verona, opera di William Shakespeare. In un suggestivo scenario, nel cuore di Villa Borghese e sotto un cielo di stelle (che però non si vedono a causa delle luci) è partita così la stagione del teatro estivo romano. Per oggi è prevista l'ultima replica dello spettacolo che vede come regista Francesco Sala e nei due ruoli principali di Valentino e Proteo rispettivamente Giampiero Ingrassia e Gianluca Guidi. Un teatro rigorosamente in legno, luogo ideale dove rappresentare questa commedia fatta di intrighi amorosi, equivoci, amicizie tradite e poi ristabilite; un luogo che rimanda un po' con la mente ai primi anni di un '600 che nessuno di noi ha vissuto ma che, proviamo ad immaginare.
Valentino e Proteo sono due amici dall'infanzia che vivono a Verona, città dove Proteo canta l'amore alla sua dama Guilia. I due si dividono: Valentino parte per Milano dove si innamora della bella Silvia. Proteo resta a Verona, ma per volontà del padre deve partire anche lui per Milano. Lì, reincontra il suo vecchio amico e Silvia. Proteo se ne innamora e, dimenticandosi della sua fidanzata veronese e soprattutto dello stretto legame d'amicizia con Valentino, intraprende un gioco sporco nei confronti dell'amico. Fa faltare il suo piano di fuga con Silvia (già destinata in moglie al ricco ma stupido Turio) e poi tenta di corteggiare la stessa. Questa la trama principale nel quale si snoda la vicenda (e non svelo altro).
L'allestimento scenografico è essenziale, minimo, e la rappresentazione fila via attraverso gag comiche ed un buon ritmo. Un albero è l'oggetto più vistoso sulla scena che darà il suo massimo poternziale durante un gioco di luci mentre gli attori girano nel cortile con i lumini accesi. Uno spettacolo che può definirsi nel complesso piacevole. Gli attori si trovano, l'adattamento è frizzante e le musiche di Nicola Piovani, suonate direttamente in scena, danno brio a tutta la vicenda. Il potenziale comico è evidente soprattutto nel secondo atto, quando i nodi vengono al pettine e, tra equivoci, travestimenti e alcune trovate comiche la commedia acquista un ritmo serrante. La regia è pulita, senza eccessive ricerche ma ben strutturata. Buone le interpretazioni, anche se, a volte non del tutto convincenti. Gianluca Guidi (Proteo) che si diletta molto bene nel canto, sembra che stoni un tantino con la generale atmosfera comica e, spesso, la sua impostazione vocale assume strani toni che hanno un non so che di gutturale. Scelta registica o libertà attoriale? Fatto sta che il suo tono a volte disturba, creando un contrasto con il resto dell'impianto registico: viene da ridere all'udire i suoi strani versi, ma non è una risata comica. I restanti attori se la cavano bene anche se, personalmente ho preferito Viola Pornaro nei ruoli del giovanotto travestito piuttosto che in quello di dama. De gustibus. Molto buoni i servi e assolutamente lodevole Pietro De Silva(acclamato dal pubblico) nel ruolo del servo scellerato (ma lucido e saggio) di Lanciotto. Ed una nota di merito anche al cagnolino che era con lui, che si è messo in mostra in una prova attoriale senza sbavature, rispettando alla lettera il suo copione; salvo poi lasciarsi andare - come era ovvio - nel momento degli inchini tra salti e scodinzolii. Questa sera ci sarà l'ultima replica. Fa caldo, e se optate per il cortile forse ne risentirete un po' alla schiena domani: ma probabilmente il teatro e la freschezza rappresentativa forse vi ripagheranno delle pene sofferta.

(Alessandro Giova)

Spettacolo visto al Globe Theatre di Roma venerdì 16 luglio. (nella foto Pietro De Silva ed il cagnolino)

I DUE GENTILUOMINI DI VERONA di W. Shakespeare

Regia di Francesco Sala
Traduzione e adattamento: Vincenzo Cerami
Musica: Nicola Piovani

Produzione: Politeama srl
Scena e costumi: Silvia Polidori
Coreografia: Paola Maffioletti
Aiuto regista: Norma Martelli
Assistente musicale: Alessio Mancini
Assistente alla regia: Maria Castelletto
Assistente costumi: Manuela Velardo
Assistente scena: Ilaria Carannante
Maschere: Davide Bracci
Realizzazione scena: Andrea Morleschi

Interpreti: Nicola D’Eramo (Antonio), Pietro De Silva (Lanciotto), Gianluca Guidi (Proteo), Giampiero Ingrassia (Valentino), Ugo Maria Morosi (Duca di Milano), Claudio Pallottini (Turio), Loredana Piedimonte (Silvia), Viola Pornaro (Giulia), Raffaele Proietti (Fulmine), Giulia Rupi (Ursula), Alessio Sardelli (Pantino-oste), Jessica Ugatti (Lucetta), Simone Fantozzi e Lucia Cristofaro (Banditi)

Musicisti: Marcos Madrigal, Alice Warshaw, Sara D’Ippolito





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mercoledì 14 luglio 2010

La notte dei poeti



Doveva essere un accompagnamento alla protesta dei docenti; il viale era disseminato di candele, le fiammelle crepitavano liberando lievi onde di luce. Le tv, i giornali, cronisti, presidi, rettori. Via vai di studenti che sotto le stelle andavano a sostenere gli esami. La protesta, pacifica. L'era del buio che si prospetta all'orizzonte. Su un marciapiede un microfono, delle casse appoggiate sull'erba. La notte rendeva l'atmosfera magica e i fogli si spiegazzavano al minimo spirar del vento. Doveva essere un evento marginale, come una veglia agli esami che si stavano consumando nelle aule straordinariamente aperte di notte. La Minerva, che tanto incute terrore col suo occhio, si fece languida e divenne regina della notte. S'iniziò timidamente a leggere. Uno ad uno, tanti giovani si alternavano al microfono, leggendo antichi versi o nuovi; tutt'intorno s'andava radunando gente e l'imbarazzo si sciolse. Non importava essere grandi interpreti. Chi con dei fogli, chi con dei libri andava al microfono e recitava la sua poesia alla folla. E nei suoi occhi, il fuoco, nonostante spesso la lettura non fosse impeccabile, il fuoco balenava dagli occhi. Un fuoco che deve essersi acceso una notte di solitudine, o in un giorno particolare, negli occhi che si sono trovati per la prima volta a contatto con quei versi. Trafitti, umiliati, emozionati. Hanno portato e porteranno per tutta la vita il fuoco di quei versi negli occhi. Così, seppur con voci tremanti, o basse, o ridondanti, perfette o imperfette, hanno narrato la meraviglia di quella notte in cui in loro si accese il fuoco negli occhi. Emozionante, stare a guardare, ascoltare, quelle parole librare nell'aria e riempire l'atmosfera. E la retorica di burocrati e politicanti che si smorza al cospetto della Poesia. Chi, chi si ricorda perché siamo qui? Protesta? Quale protesta? La poesia brilla di propria luce e non c'è spazio per ricordare dove viviamo, dove finiremo, sotto quale luna sputeremo il nostro sangue agli Dei. L'obiettivo primario è diventato la Poesia. Leggere, accendersi ed accendere. Parole vaganti di uomini che sono stati in terra ed ora sono nell'aria, un suono che vibra. Non c'è più spazio per ricordare il motivo del raduno. Vecchi, giovani, dotti o stolti, tutti volevano recitare una poesia, tutti almeno una volta hanno respirato con ansia sulle pagine scritte. Tutti hanno versato almeno una lacrima nella vita, sentito fremere il cuore. Si va avanti, per un paio d'ore soltanto ma è quel che basta: i cuori sono colmi, le anime elevate, chissà se per rimanere in aria o riadagiarsi presto al suolo. Non importa! Sembra quasi di essere noi, protagonisti di un film, eroi dell'Attimo Fuggente, membri momentanei della setta dei poeti estinti. Non ci sono armi che tengano, non c'è retorica, non c'è voce che possa urlare così forte da far vacillare le fondamenta di un palazzo, non c'è rabbia, non c'è nessuna forza che possa far vibrare il mondo come può un astuto schiocco sonoro della lingua umana. Finiremo per strada forse, ma è nelle strade che porteremo il fuoco, è lì che continueremo a sopravvivere. Perché non servono edifici ufficiali riconosciuti da uno Stato per raggiungere l'infinito: la poesia salverà il mondo.
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