martedì 29 marzo 2011

Somewhere over the rainbow - Spettacolo d'improvvisazione


L'Associazione Culturale Cinem'Art in collaborazione con l'Atelier d'Arte degliZingari Gallery è lieta di presentare (ma nemmeno tanto) il celebrio Trio degliZingari in "Somewhere Over The Rainbow" liberamente ispirato al vuoto assoluto che alberga nelle menti del trio. Diretti nella loro performance d'Improvvisazione dal famigerato contrabbandiere d'intelletti Claudio Miani si calpesteranno sulla scena: Alessandro Giova, Francesca De Felice e Pablo Lechuga (in ordine alfabetico partendo dalla P). Saranno in scena presso la degliZingari Galleri dal 1 al 3 aprile alle ore 21.00.

Costo del biglietto fissato in Euro 5,00 (sembra eccessivo, ma fortunatamente l'intero incasso andrà all'Associazione Onlus l'Africa Chiama per l'ampliamento di un asilo nido a Nairobi in Kenya).

Per Info & Prenotazioni: 06.48907135 - deglizingarigallery@gmail.comQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. - www.deglizingari.it
Facebook: degliZingari Atelier D'Arte



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domenica 27 marzo 2011

Primavera nuova

Vorrei solo incontrare le tue mani,
lasciare che mi guidino, fin dove vorranno
o che mi stringano, eterne, silenti,
lontano dal tutto in placide notti
finché l'ultima stella non muoia
e l'alba torni a ricordarmi il tuo volto.

Non vedi come tremano le mie
s'agitano nel vuoto di profondi pozzi,
l'acqua alla gola, le dita aggrinsite
inesorabili scivolano su muschi vischiosi;
e il tanfo marcio di funghi e muffe
lacera i sensi, non fatemi respirare!
Eppure, questa carne straziata
ha ancora un'ancora: pensa.
Invano si divincola dall'oscura melma
e vorresti spaccare l'enorme clessidra
quei granelli, quello stridio di sabbia
le orecchie non vogliono più udire;
e allora, niente in un tempo disperso,
niente rimarrebbe, neanche l'attesa.

Cos'è ora quest'inconsueto silenzio?
Son forse morto? Non vedo, non odo
non più respiro, non più sento il freddo,
le ferite hanno smesso di sanguinare
svanito è il tormento alle mie ore. Eppure...
Penso, e son magma vivo di parole, cerco
suoni che più le orecchie udiranno
colori che più gli occhi vedranno
strade che i piedi non percorreranno. Eppure,
ancora scalpita questo vivo pensare:
che il pensiero, elevandosi, divenga eterno?
Portami allora pensiero sugli antichi navigli
fammi percorrere le vie dell'aria
che solcavo in seno al mio vascello,
ah, come si gonfiava allora il mio cuore!
E volavo...

Mi pare di sentire davvero quel sibilo
scuotere le vele e i ciuffi d'erba turbare
tra le foglie vibrare e morire sulla pelle;
pare di vedere gigli inchinarsi al sole
le api corteggiare i fiori e ancora
i sensi inebriare ai morbidi effluvi
dei ronzii dei canti estatico succhiare
brioso ubriacarsi d'ogni tipo di nettare:

- non era la morte; dormivo sognando
macabri pozzi e solitari deliri, mani
protese dalle lunghe dita eleganti
salvarmi, improvvisa luce, primavera.


Matteo Di Stefano

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giovedì 17 marzo 2011

Clown e poesia al Teatro Verdi di Firenze, prima tappa italiana della Tournèe di Slava Polulin


***

Slava Polulin, il clown più famoso al mondo, torna in Italia a distanza di quattro anni con il suo SLAVA'S SNOWSHOW, definito dalla critica un classico del teatro del XX secolo. Il tour italiano partito da Firenze (dove resterà fino al 20 marzo), continuerà poi a Napoli (22-27 marzo, Teatro Bellini), Padova (30 marzo-3 aprile, Gran Teatro Geox) e Lugano (5-10 aprile, Teatro della cittadella). Una buona occasione per il pubblico italiano per vedere uno spettacolo che gli esperti definiscono intriso di una "poesia maldestra e commovente". Questo spettacolo, che dal 1993 non smette di emozionare ed evolversi, approda con la sua carica misteriosa, col suo mondo magico che genera se stesso direttamente dal mondo delle fiabe e dei sogni. Un regno di fantasia che suggestiona con immagini, spettacolarità, colori e suoni, prende per mano gli animi e li mette su una vorticosa giostra in bilico tra commedia e tragedia, tra risate e commozione.

Protagonista di questa permormance clownescha è Asisyai, il clown più noto di Slava; tuta da lavoro gialla e scarpe rosse soffici, questa commovente figura raccoglie vari elementi di grandi maestri dell'arte mimica: i clown di Leonid Engibarov, la pantomima di Marcel Marceau fino ai film di Charlie Chaplin. Come ogni grande artista, Slava attinge dai maestri per trovare una propria forma e questa trova la sua espressione nel clown Asisyai. Un personaggio che riporterà indietro lo spettatore ai giorni dell'infanzia, quando ancora un fiocco di neve sapeva destare stupore e meraviglia. E proprio la neve sarà l'elemento centrale, il filo conduttore che lega tutte le sue parti:

la neve è per me un’immagine bellissima, come un abito da sposa, come un foglio bianco quando un pittore comincia a disegnare. Ma mi riempie anche di paura e di orrore, di freddo e di morte“ afferma lo stesso Slava.

Uomo bizzarro, non si sa dove finisca l'uomo e dove inizi il clown, chi dei due sia più vero. Aisisyai e Slava si fondono per uniformarsi in una sola figura, identità, forma. E la stessa vita di Slava Polunin sembra una favola irreale, un sogno perenne, la storia di un personaggio immaginario, una proiezione della nostra infanzia perduta. Nato in russia e cresciuto in un ambiente incontaminato, ha trascorso la sua fanciullezza in mezzo alle foreste, i campi e i fiumi. Ha nutrito la sua fantasia in un reame distante dai nostri canoni. Grazie alla televisione e al cinema ha conosciuto l'arte dei grandi clown e dei mimi; questo diventa il suo sogno e a soli 17 anni si trasferisce a San Pietroburgo con l'intenzione di studiare ingegneria. In realtà, come una bella fiaba vorrebbe, si iscrive ad una scuola di mimi fino a diventarne il più grande rappresentante nel mondo. L'obiettivo dichiarato è quello di portare il clown nel 21esimo secolo, trasferendolo dal mondo circense a quello del teatro. E' ciò che fa ed è riuscito a fare,continuando ad emozionare migliaia di famiglie del mondo: se non è una favola, poco ci manca.

ps. lo spettacolo non è consigliato per bambini al di sotto degli 8 anni.

Date Tournèe italiana:

* 15 - 20 marzo 2011
FIRENZE - TEATRO VERDI
www.teatroverdionline.it
* 22 - 27 marzo 2011
NAPOLI - TEATRO BELLINI
www.teatrobellini.it
* 30 marzo - 3 aprile 2011
PADOVA - GRAN TEATRO GEOX
www.granteatrogeox.com
* 5 - 10 aprile 2011
LUGANO - TEATRO CITTADELLA
Inserisci linkwww.luganoinscena.ch

Tournée italiana organizzata da ATER in collaborazione con SLAVA e GWENAEL ALLAN
info@slavasnowshow.it
tel.: ++39 059 340221
fax: ++35 059 342802

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OFFERTE ATRAPALO:
Per le date fiorentine Atrapalo offre il 21% di sconto sui biglietti (24,50€ anziché 31€), ed un combinato per la giornata di sabato che comprende biglietto ed alloggio in Hotel 4 Stelle (50€ anziché 91€). Una buona soluzione per un week end diverso.

Eventuali offerte per le altre date italiane verranno inserite successivamente.

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martedì 15 marzo 2011

Aspettando il mio primo Peter Brook: riflessioni sul teatro.

Torna a Roma Peter Brook e per molti sarà la prima volta. Il maestro ormai ha 85 anni, tanti, troppi per poterselo perdere. C'è chi non lo ha mai visto ma ne ha soltanto sentito parlare. Ha visto video, letto articoli, ascoltato insegnanti citarne massime e intuizioni. Eppure, tanto vicino non ci era mai stato; ora, il maestro è lì, ad una spanna dal proprio naso, mentre gli anni passano e (duole dirlo) tale occasione potrebbe non ripetersi. Noi che abbiamo mancato tanti grandi e che ci affacciamo al teatro negli anni bui della crisi, negli anni in cui la televisione sembra impadronirsi della fantasia, del genio artistico, gli anni dell'intrattenimento usa e getta. Noi che, oggi, decidiamo di studiare e amare il teatro siamo dei folli. Qualcuno è morto prima che noi potessimo scoprire la nostra prima battuta su un palco; ce ne resta la biografia, gli scritti, i frammenti video. Di Peter Brook invece, abbiamo ancora la possibilità di vederlo da vicino, di raccontarlo, di assaggiare e memorizzare un pezzo di storia del teatro. Perché il teatro è soprattutto un'arte che si mangia dal vivo, che si consuma all'istante e non si riproduce; una tela resta, un libro vive e si moltiplica, così come i film. Il teatro invece vive una sola sera, ed anche se oggi la tecnologia ci permette di riprenderlo e archiviarlo, muore con la chiusura del sipario. È bello poter esser vivi anche noi, per una volta, dinanzi alla Messinscena di un maestro. Poi, che ne sarà, di noi, del teatro, del vecchio maestro? Ci sarà un nuovo maestro o saremo tutti fagocitati dallo schermo? C'è ancora posto in platea, la sala non si riempe e noi sudiamo dietro quella tela rossa, guardando il futuro sperando di non morire con lui, di non fermarci a lui. Abbiamo ancora voglia di teatro, anche se l'usa e getta vuole impedircelo, anche se, gli eventi, sembrano essere sfavorevoli; vogliamo ancora. Vogliamo. Perché è questo che ci fa amare il teatro: la capacità di continuare perfino contro l'evidenza del reale. Si chiuderanno i teatri, ma ci saranno le strade; ci arresteranno ma avremo sempre il corpo e la voce per urlare il nostro disappunto, la nostra isolata visione del mondo, per comunicare, per raccogliere un animo scontento dalla terra e portarlo con noi sul nostro palmo. Il teatro non muore, esiste perché esiste il corpo. Non ha bisogno di corrente elettrica, respira di palpiti umani, suda e freme come suda e freme un essere umano: e finché ci sarà un uomo che suda e freme il teatro vivrà. Sempre, e al di là di luoghi e governi.

Voleva essere un articolo sullo spettacolo di Peter Brook, è diventato uno sfogo, un manifesto d'amore consegnato a queste pagine. Oggi che si pronuncia quasi più la parola Fus della parola Teatro io attacco questo mio personale manifesto, perché ci sono realtà che riescono a sopravvivere anche soltanto col la forza della propria arte. Da quelle ripartiamo.
Alessandro Giova

***

Sullo spettacolo: Peter Brook sarà in scena al Teatro Eutheca (European Union Academy of Theatre and Cinema) di Roma dal 15 al 19 marzo con Fragments, uno spettacolo che mette insieme cinque pezzi di Samuel Beckett: Rough for Theatre I, Rockaby, Act Without Words I, Neither e Come and go. Altro non voglio aggiungere perché il nome di Brook e quello di Beckett insieme valgono il biglietto; e perché, inoltre, certi spettacoli, possono anche essere gustati al buio.


"Beckett era un perfezionista, ma si può essere un perfezionista senza un'intuizione di perfezione? Oggi, con il passare del tempo, vediamo com'erano false le prime definizioni su Beckett: disperato, negativo, pessimista. Il suo umorismo salva lui, e noi, dal cadere e respinge le teorie e i dogmi che offrono pie consolazioni, eppure la sua vita è stata una costante, dolorante ricerca di significato. Beckett colloca gli esseri umani, esattamente come lui li conosceva, nelle tenebre. Costantemente guardano attraverso le finestre, in se stessi, negli altri, verso l'esterno, a volte verso l'alto, verso l'ignoto vasto. Egli condivide le loro incertezze, il loro dolore. Ma quando Beckett ha scoperto il teatro, gli si è presentata una possibilità per lottare per l'unità, un'unità nella quale suono, movimento, ritmo, respiro e silenzio si fondono in un un'unica giustezza. Questa era la richiesta spietata che fece a se stesso - una meta irraggiungibile che ha alimentato il suo bisogno di perfezione. Così egli entra nel raro passaggio che collega l'antico teatro greco, attraverso Shakespeare, ai nostri giorni, in una celebrazione senza compromessi di ricerca della verità, sconosciuta, terribile, incredibile..."

Peter Brook


F r a g m e n t s
(Rough for Theatre I, Rockaby,
Act Without Words II,
Neither and Come and go)

Testi di Samuel Beckett

Regia di Peter Brook & Marie-Hélène Estienne

con Hayley Carmichael, Bruce Myers, Yoshi Oida

Produced by C.I.C.T / Thèâtre des Bouffes du Nord, Paris

Prezzo del biglietto: 20€ intero; 15€ ridotto ( www.eutheca.eu www.vivaticket.it )


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domenica 13 marzo 2011

Una bella (a metà) Elena Bucci/Mirandolina comandante di una nave che scricchiola


Elena Bucci e Marco Sgrosso tornano a Roma, dopo le fortunate esperienze degli anni passati, con La locandiera di Goldoni. I due, fondatori della Compagnia le Belle Bandiere e già noti al pubblico del Teatro di Roma davanti al quale hanno portato Macbeth ed Hedda Gabler, tornano ora con questa rilettura del testo goldoniano. In un teatro gremito, dove spicca la presenza di molti bambini, il gruppo ci porta all'interno della storia con abili giochi di luci ed ombre, con il suono di una nave che scricchiola - ed il cui scricchiolio sembra il suono d'allerta di un improvviso affondo - ed un'atmosfera un po' fosca e sbiadita. È il pericoloso piegarsi delle strutture che rischia di sgretolarsi a incombere sulle nostre teste, è l'illusione di una felicità costruita sulla ricchezza a tormentarci e ci fa tutti passeggeri della stessa nave. Mirandolina è il capitano di questa nave, dove si incontrano/scontrano amici/nemici contendendosi aspramente un cuore che si serve di loro per portare avanti l'amata locanda. La Mirandolina di Elena Bucci è una donna che usa le sue marionette con voluttà, ci prova un piacere quasi sessuale; sa cosa vuole, non cede l'indipendenza del proprio cuore ad un uomo padrone: ondeggia sensualmente intessendo trame spregiudicate e mai succubi. Sa di non doversi vendere alle ricchezze di uomini benestanti e in un gioco spietato si eccita nel manovrarli e rovinarne la reputazione. È probabilmente la donna che ci vorrebbe in questa realtà che affonda, dominata da uomini troppo sommersi dalle proprie smanie, dai propri interessi. È questo il messaggio nascosto nei divertenti avvenimenti della locandiera ereditata da Goldoni, ed è questo ciò che la compagnia ha voluto trasmettere a noi pubblico. Così si legge infatti dalle note di regia: "quanto abbiamo perduto sacrificando una visione del mondo al femminile a favore di una visione del mondo al maschile?"

L'impianto e la messa in scena sono molto efficaci, Mirandolina - spesso rappresentata con umile femminilità - ha la forza di una donna risoluta, subdola, e ricorda molto la Lady Macbeth già interpretata dalla stessa Bucci. Due donne distanti, ma che hanno in comune tantissimo, soprattutto nell'interpretazione e nella regia di Elena Bucci. Forse, la troppa somiglianza tra le due toglie un po' di forza a quest'ultima interpretazione: troppo uguali, troppo simili nei gesti e nell'espressione dei sentimenti, simili anche nel conquistarsi gli spazi sul palcoscenico. Anzi, direi probabilmente che nell'interpretazione di Lady Macbeth, Hedda Gabler e Mirandolina da parte della Bucci non riusciamo a scorgere le differenze. Inoltre, la stessa attrice e regista è apparsa leggermente sottotono, adoperando una voce calda che ha sì tentato di trasmettere i sentimenti vivi voluti dalla sua regia, i quali però si sono spesso spenti a metà platea. Tra i commenti a fine primo atto qualcuno tra le ultime file ha lamentato di non avvertire le parole di Mirandolina. E non posso che confermare, dato che il tono di voce era molto basso e tremendamente inferiore a quello degli altri attori, creando un dislivello che faceva ondeggiare violentemente la nave sulla quale gli attori si muovevano. Tra gli altri, si è fatto apprezzare Gaetano Colella (Il Marchese di Forlipopoli), protagonista di una prova pimpante e divertente. Frizzante anche Fabrizio (Roberto Marinelli) che ha donato un particolare brio grazie anche al dialetto toscano (nella scelta registica della Bucci c'è anche la vololtà di "sporcare" il testo con l'uso dei dialetti). Graffiante Marco Sgrosso nei panni del misogino e rude Cavaliere di Ripagratta. Belle ed equilibriate maschere Dejanira (Daniela Alfonso) e Ortensia (Nicoletta Fabbri).
Per il resto, il marchio di fabbrica delle regie della Bucci è visibile, sempre molto intelligente e affascinante. Peccato però, non poter definire questo lavoro tra i loro migliori.

Recensione a cura di Alessandro Giova
(visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo il 12 marzo)

La Locandiera
di Carlo Goldoni

Regia: Elena Bucci
Genere: commedia
Compagnia/Produzione: CTB Teatro Stabile di Brescia in collaborazione con Compagnia Le Belle Bandiere
Interpreti: Elena Bucci (Mirandolina), Marco Sgrosso (Il Cavaliere di Ripafratta)
Daniela Alfonso (Dejanira), Maurizio Cardillo (Il Conte d'Albafiorita), Gaetano Colella (Il Marchese di Forlipopoli), Nicoletta Fabbri (Ortensia), Roberto Marinelli (Fabrizio)

Date
12 e 13 marzo al Teatro Biblioteca Quarticciolo (Roma)
29 e 30 marzo al Teatro Tor Bella Monaca (Roma)
per le altre date clicca qui



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giovedì 10 marzo 2011

Risate e buon teatro alla Fonderia delle Arti


Un grande Pierpaolo De Mejo, con Maris Leonetti e Greta Bellusci, sono protagonisti alla Fonderia delle arti di uno scoppiettante "Andy e Norman", commedia di Neil Simon. Rappresentato per la prima volta nel 1966 a Broadway, il testo rivive brillantemente in questa traversa quasi dimenticata di Via Tuscolana, lontana dai grandi teatri romani, ma non meno degna di apprezzamento. Norman (P.De Mejo) e Andy (M. Leonetti) sono due giornalisti al verde che fondano una rivista ecologista indipendente. Norman si occupa della scrittura degli articoli, Andy è il tuttofare che cura l'aspetto commerciale e amministrativo. I due non se la passano troppo bene, ogni giorno sono tormentati dalle telefonate del signor Franklin e della vecchia padrona di casa, con la quale Andy organizza stravaganti serate per evitare di pagare l'affitto. Le cose si complicano all'arrivo di Sophie, giovane e bella ragazza di provincia, della quale Norman s'innamora. Qui cominciano i guai per lo scalmanato duo, tra gli immancabili equivoci, le gag e le situazioni che rischiano di precipitare.

Ambientato all'interno di un appartamento adibito ad uso ufficio, il testo non necessita di astruse interpretazioni, pertanto si presta ad un montaggio molto semplice. La brillantezza, ed il necessario affiatamento dei tre attori sono però essenziali alla buona riuscita di una rappresentazione come questa; l'assenza di questi due elementi provocherebbe il disfacimento di tutta la rappresentazione e l'irrimediabile calo dell'attezione tra il pubblico. I tre però si trovano a memoria, ed hanno in De Mejo un vero vulcano di comicità, brillantezza ed energia. È lui a mio avviso l'attore che spicca di più in questa serata nella quale comunque si sono distinti tutti per bravura, impostazione vocale e presenza scenica. Qualche sbavatura fonetica per il non ancora 26enne Leonetti, il quale perdeva un po' di smalto quando doveva articolare velocemente; questo però altro non è che un appunto e non macchia per nulla il lavoro finale, decisamente ottimo. Bravissima anche Greta Bellusci ad evolversi da tranquilla ed educata ragazza di campagna a nevrotica cittadina senza alcun calo di energia. Una fortuna per Salvatore Chiosi aver tra le mani questo tris di promettenti attori.

Recensione a cura di Alessandro Giova
(visto a Roma il 9 Marzo 2011)


***

ANDY E NORMAN
di Neil Simon

dal 4 al 13 Marzo presso Fonderia delle Arti,
Via Assisi 31, Roma

Regia: SALVATORE CHIOSI
Genere: commedia
Compagnia/Produzione: AREA TEATRO 010
Cast: PIERPAOLO DE MEJO (NORMAN) MARIS LEONETTI (ANDY) GRETA BELLUSCI (SOPHIE)

Biglietti: intero 13 euro, ridotto 10 euro + 2 euro di tessera. Per questo spettacolo nono sono presenti promozioni.

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lunedì 7 marzo 2011

Di notte - Lars Gustafsson

(nella foto: Lo specchio di Umberto Verdirosi)


Guardandomi fuori mi vedo imperfetto,
guardadomi dentro talora nemmeno mi trovo.

***

Come quando di notte alberi e vento
insieme sembrano mossi da un terzo
che è la tenebra fitta che ti è accanto,
allora i tuoi pensieri indietreggiano.

All’orizzonte una luce d’alba.
Esiste per qualcun altro,
da te è lontana;
il suo debole moto è il tempo.

Di notte qualcuno si sveglia,
il suo cuore batte forte.
Non sa piú chi è,
il suo nome non ha piú alcun significato.

Lars Gustafsson
da Sulla ricchezza dei mondi abitati
Crocetti Editore 2010




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venerdì 4 marzo 2011

Il fantasma di una principessa (2)

Era marzo, io m'innamoravo
soffocando nella corsa i deliri,
l'urlo dilaniava i verdi campi,
andava e veniva un fantasma
dalle lunghe dita esitanti
al ticchettio d'attesa alla tastiera,
stringevano un cuore ingeneroso
che mai i palmi le baciò.
Si sarebbero incontrate clandestine
mentr'io volgevo al cielo implori
quelle dita ancora a me ignare.
E poi frementi avrebbero scartato
(dolce candida purezza innocente
le mie mani hanno lo stesso colore)
le missive d'un cavalier senza fiato.

Ah, se rivedo gli affanni
di sere troppo nere per salvarmi
dai turbamenti della ragione:
Cuore, ecco quel ch'è stato!
Quello rubato o quello non dato
quale bacio è stato più freddo?
Di più, certo, il bacio ingannato.

Tenera luce che t'affacci,
ora che i tuoi raggi han forma
di non vani tormenti è ancora
Marzo, al mattino presto, e smanio
di vederlo ancora accanto.

Matteo Di Stefano
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mercoledì 2 marzo 2011

Feltrinelli e Topolino presentano concorso per i 150 anni dell'Unità d'Italia


In occasione del 150esimo compleanno dell'Italia unita, Feltrinelli e Topolino presentano un concorso per giovani scrittori dai 6 ai 14 anni. Il concorso "La mia unità d'Italia in 150 parole", consiste nell'elaborare un breve racconto in prosa, in rima o stile giornalistico, della lunghezza massima di 150 parole, con il quale si spiega cosa è l'Unità d'Italia e cosa significa essere Italiano per il soggetto partecipante. È possibile partecipare da soli, con l'aiuto della famiglia o con la propria classe. Gli scritti dovranno essere inviati tra il 23 Febbraio ed il 20 aprile.
I premi in palio consistono in buoni La Feltrinelli fino a 500 euro e abbonamenti per un anno a Topolino. I vincitori verranno premiati alla Fiera del Libro di Torino.

Per partecipare basta compilare la cartolina presente in tutti i punti vendita Feltrinelli, presente nei numeri di Topolino dal 23 febbraio o scaricabile al link riportato qui sotto. Vorrei avere ancora dieci anni: almeno fino al 20 aprile!



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