lunedì 31 ottobre 2011

Le tre parole più strane - Trzy Slowa Najdziwniejsze - The Three Oddest Words

(nell'immagine: un dipinto di Joan Mirò)

Poesia di Wisława Szymborska, poetessa polacca e vincitrice del Nobel per la letteratura nel 1996.
Futuro, Silenzio, Niente, tre strane parole esorcizzate in pochi versi, messe a nudo e private della loro particolare natura attraverso la poesia. Perché la poesia è un eterno presente che oltrepassa i tempi; perché la poesia è il suono dell'anima che silenziosamente prende vita su un foglio di carta e in esso si esalta nel suo canto muto; perché poesia può essere tutto, fuorché Niente.

***

Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.



Traduzione di Pietro Marchesani



Lingua originale: Trzy Slowa Najdziwniejsze


Kiedy wymawiam słowo Przyszłość,
plerwsza sylaba odchodzljuż do przeszłści.

Kiedy wymawiam słowo Cisza, niszcz ęją.

Kiedy wymawiam słowo Nic,
stwarzam coś, co nie mieści się w żadnym niebycie.


English version: The Three Oddest Words


When I pronounce the word Future,
the first syllable already belongs to the past.

When I pronounce the word Silence,
I destroy it.

When I pronounce the word Nothing,
I make something no non-being can hold.



Translated by S. Baranczak & C. Cavanagh



Wislawa Szymborska
da Attimo. Testo polacco a fronte


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mercoledì 26 ottobre 2011

Tra narrazione e cronaca: la vera storia della monnezza


Alla fine negli occhi di Ulderico Pesce c'era tutta la stanchezza di un uomo che ha affrontato un lungo monologo, ma anche la forza di chi usa la sua arte per promuovere, denunciare e raccontare. Forse chiedevano persino scusa quegli occhi, ad un pubblico che per 80 minuti lo ha seguito, quando dopo i doverosi inchini ha rubato ancora qualche minuto per far conoscere le battaglie che sta portando avanti, promuovere gli altri due spettacoli della trilogia che andranno in scena anch'essi al Teatro Ambra alla Garbatella, e scherzare un po' con un uomo ben vestito per accertarsi che non fosse un avvocato. Perché è chiaro, fare teatro come lo fa Ulderico Pesce inevitabilmente ti porta ad avere molti nemici. Infatti, racconta, proprio ieri è arrivata una querela da parte di un'azienda citata nello spettacolo.
Alla fine, nessuno si è annoiato. Tutti gli spettatori hanno ascoltato con interesse, hanno riso ma anche riflettuto uscendo con un bagaglio di conoscenza più ampio. L'Italia dei rifiuti, come nessuno la racconta, come le cronache di tv e giornali non hanno il coraggio di affrontare. Ci vuole, per questo, tutta l'energia e l'impavidità di un uomo solo su un palcoscenico, convinto che una rivoluzione possa partire da un teatro e contaminare la società: una rivoluzione di verità e coscienza. Ed anche se qualcuno decidesse di raccontarla, non avrebbe probabilmente la stessa potenza attrattiva. Lui è lì, su un palco, luogo principe nel quale affrontare e denudare l'uomo. "Il teatro deve reggere lo specchio alla natura" dice Amleto, e Ulderico Pesce regge il fragile specchio di un paese sul precipizio dell'illegalità. Ha affrontato con brillantezza l'argomento, lo ha condito con la narrazione di personaggi inventati (ma non troppo), ci ha messo dentro l'ironia necessaria per aprire i cuori attraverso un sorriso e in quei sorrisi ha messo poi l'amara verità. Perché si deve sorridere pur nella consapevolezza del male. Se sai sorridere allora puoi rinascere, sai qual è il tuo punto di partenza per scoprire le carte necessarie per far ripartire la tua vita, il tuo paese. Ulderico Pesce ne ha tre di carte: l'asso di bastoni, l'asso di denari e quello più importante, l'asso di monnezza. È la carta in cui Nicola, protagonista insieme alla moglie Marietta e gli altri figli di questa storia di monnezza, racchiude tutta la fortuna nel gioco delle tre carte. La carta sporca che ti fa vincere: e Nicola vince, perché "come ammucchia lui la monnezza, non l'ammucchia nessuno", perché in un paese nel quale non esiste una legge che riconosca i reati contro l'ambiente, a vincere sarà sempre l'asso di monnezza. Nicola prende i rifiuti dagli industriali del nord, li smaltisce illegalmente al sud sfruttando qualche agricoltore in crisi, ha un giro milionario, sogna Malagrotta. Uno spettacolo che si colloca a metà strada tra una narrazione e una cronaca, l'espediente narrativo si mette al servizio della nuda realtà emergente dalle viscere della terra inquinata: sono dati, sentenze, nomi di politici, di capi, di aziende. Sono dinamiche sconosciute o quasi, sono traffici che non t'aspetti, o almeno non di quelle proporzioni. Ulderico Pesce racconta, a volte scende in platea e spilla soldi col gioco delle tre carte (restituiti ai legittimi proprietari a fine spettacolo), si commuove e piange: è il racconto di una mamma gruccione, la quale cerca in tutti i modi di salvare il suo primo piccolo dall'incendio appiccato in un campo per bruciare rifiuti tossici. Una lacrima che è scivolata via, carica di trasporto, che nemmeno il fuoco ha potuto asciugare. Sperando che continui a brillare, arrivando ancora a tante persone.

Recensione di Alessandro Giova

visto il 26 ottobre 2011

Le petizioni di Ulderico Pesce

ASSO DI MONNEZZA (fino al 30 ottobre)
di e con Ulderico Pesce
coprodotto da Legambiente e dal Teatro dei Filodrammatici di Milano
durata: 80 min

TEATRO AMBRA ALLA GARBATELLA
Piazza Giovanni da Triora 15 - Roma
06-8117390
Biglietti: 17€ (13.50€ se prenoti con Atrapalo)

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Completano la trilogia di Ulderico Pesce in scena al Teatro Ambra alla Garbatella:

FIATo SUL COLLO (1 novembre - 6 novembre 2011)
di e con Ulderico Pesce

racconta la vita di Antonio e Angela. Lavorano nello stabilimento lucano della Fiat-Sata di Melfi. Vivono ad Acerenza (PZ) e quando nel 1994 la Fiat seleziona gli operai da assumere attraverso contratti di formazione lavoro, parte il loro “sogno americano”: entrare in Fiat ed avere lo stipendio fisso. (più info)

A COME.... AMIANTO (8 novembre -13 novembre 2011)
di e con Ulderico Pesce

A come… Amianto è la storia d’amore tra Nico e Maria (più info)

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domenica 23 ottobre 2011

Calvino e le sue lezioni, leggerezza tra musica e teatro.



"La letteratura è la terra promessa del linguaggio"
Citazione e frase ricorrente nella messa in scena

***

Una scrivania, delle pile di libri che si mescolano come città invisibili, un Calvino intento a scrivere le lezioni americane, la lettrice di "Se una notte d'inverno un viaggiatore", una fisarmonica e gli estratti delle opere in musica. Questi sono gli ingredienti di Appunti per il prossimo millennio, omaggio cantato e recitato a Italo Calvino, per la drammaturgia e regia di Ferdinando Ceriani. Un viaggio leggero, spensierato, gustoso come il latte lunare, a ritroso tra le sue opere, i suoi appunti, i suoi scritti. Un omaggio che non è il solito, osannato reading, ma un gioco di equilibri in musica, senza la pretesa d'essere esaustivo, che assapora lievemente alcuni estratti ben scelti per la messa in scena. Partendo dalle lezioni americane, arrivando fino ai romanzi e agli scritti autobiografici, con particolare attenzione alle riflessioni sulla letteratura ed il linguaggio, Calvino, interpretato da Antonio Pizzicato, viaggia assieme alla lettrice Carla Ferrero sulle note della sua opera messa in musica dalla fisarmonica di Gianluca Casadei. Un gioco di danze, piacevole all'udito e alla vista, due funamboli in equilibrio sul filo d'inchiostro. Ironico, fantasioso, in tutto e per tutto fedele alla lezione di leggerezza dettata dallo stesso Calvino, lo spettacolo lascia nel cuore e nella testa un piacevole motivetto, in special modo quello conclusivo che riprende il celebre elenco degli scrittori più amati da Calvino e che i due attori hanno gradevolmente offerto al pubblico due volte. Un buon modo per ricordare il celebre autore ed il suo testamento di creatività, gradito ai suoi ancora affezionati lettori e che probabilmente avrebbe ottenuto la stessa approvazione di Calvino.

recensione di Alessandro Giova
visto il 21 ottobre 2011

Teatro Arcobaleno
Roma, via F.Redi 1/a - 06.44248154
20 - 30 ottobre 2011
biglietti: 18€, 15€ (Metrebus, Bibliocard, Carta per due, Cral, Over 65), 12€ (Studenti)

Appunti per il prossimo millennio
Omaggio cantato e recitato a Italo Calvino
drammaturgia e regia di Ferdinando Ceriani
con Carla Ferraro e Antonio Pizzicato
fisarmonica Gianluca Casadei

durata: 1 ora, atto unico.
Voto: 7/8



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sabato 22 ottobre 2011

Ben Hur Live, e quell'incredibile sconto dell'86%




Chissà quanti avranno visto l'imponente locandina di Ben Hur Live, quanti avranno pensato di andare emozionandosi davanti alla spettacolarità delle immagini, quanti ancora hanno rinunciato per l'esosa somma da sborsare (biglietti fino a 122€). Il sogno più antico dell'uomo è quello di viaggiare nel tempo, guardando da vicino imperatori, dinosauri, incontrando poeti e filosofi, o visitando un tempo che ancora non c'è. Sogni impossibili, invivibili, per questo, anche, l'uomo ha sviluppato le arti: per dare forma a se stesso, per evocare il passato, per inventare e immaginare un futuro. Ben Hur Live fa fare un affascinante viaggio nel tempo, indietro di duemila anni tra battaglie navali, corse delle bighe, combattimenti tra gladiatori. Un colossal incredibile, come testimonia il video, un appuntamento immancabile, il quale però non tutti possono permettersi. C'è la crisi, le cinghie sono strette, sono i tempi in cui le prime attività ad essere sacrificate sono le attività ricreative. È caccia allo sconto un po' ovunque, ma uno sconto così non si era mai visto: un biglietto per Ben Hur Live con l'86% di sconto (15€ anziché 103.70€ su Atrapalo). Una ghiotta, ghiottissima occasione da non perdere, uno sconto spettacolare per un evento ad alta spettacolarità. E, a giudicare dai commenti degli utenti, anche un buon posto nell'Arena.

BEN HUR LIVE
musica di Stewart Copeland. Coreografia di Liam Steel. Testi si Shaun McKenna. Regia di Philip Wm. McKinley. Voce Narrante di Luca Ward (Il Gladiatore). Nuova Fiera di Roma.
Biglietti scontati a partire da 15€! Tulle le date, le info, i costi.
Buon viaggio nel tempo
(sperando di aver fatto cosa gradita segnalandovi questa offerta)

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venerdì 21 ottobre 2011

10 minuti di fluidità

http://www.enricogenovesi.com/img/sogno-part.jpg
(nell'immagine: Sogno, di Enrico Genovesi)


14.23, da un secondo, il dito schiaccia il suo primo tasto. Vorrei, sentire il vento che mi scaraventa indietro, mentre canto ritto sul tetto di una macchina in corsa sulla Route 66. Il brivido del disequilibro, il deserto, il vento, la voce che lotta col l'aria violenta schiacciata nella bocca. Il volo, lo schianto, mille frammenti, il suono di una chitarra che non demorde. Vorrei, disperdermi come spuma negli oceani di un cielo liquido, navigare o rinchiudermi in uno smeraldo verde, discendere all'inferno, giocare a scacchi una partita di vita o morte. Dieci esistenze, vorrei; una per ogni cosa, per ogni follia, per ogni scelta, per i più grandi sbagli, per i più grandi romanzi, per sperimentare l'assenza di ritorno. Una per potermi suicidare e raccontare alle altre nove cosa sono quei pochi attimi tra noi e lo schianto. Una per poter uccidere ed assaporare il sangue altrui, per invecchiare in una cella umida e riluttante, in compagnia di topi. Dieci respiri, alla ricerca di un senso, dell'imprevedibile, della condanna, dell'ascesa, della felicità, del nero più nero che annega nel bello. Galleggiare, variopinte voluttà, instabilità vaganti e trampoli, alti, fino a dissolute galassie del tempo passato. Incontrare Dio, provando stupore e quasi felicità; rallegrarsi che in fondo ti eri sbagliato. Godersi il momento del divino, arrancare, ridere, follemente, cercando infine qualcosa che sia più grande ancora di Dio. E non c'è mai limite alla sete. Sete, d'eternità, di riempire il proprio involucro vuoto, svuotato, ogni volta, senza posa. Sete...
Le 14.33, ucciso, ancora una volta, dal tempo.
Matteo Di Stefano


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giovedì 20 ottobre 2011

Teatro alla Garbatella, si racconta la monnezza. Dal 25 il monologo di Ulderico Pesce

L'Italia della monnezza, dei traffici illeciti di rifiuti urbani e industriali, le ecomafie, gli affari milionari che vi ruotano intorno. Asso di monnezza, è il monologo teatrale scritto e interpretato da Ulderico Pesce, in cartellone al Teatro Ambra alla Garbatella da martedì 25 ottobre. Uno spettacolo di denuncia, un teatro che rappresenta la realtà senza timori, senza prudenze. Un tipo di teatro che ci piace, perché al piacere aggiunge gli ingredienti della conoscenza. Fotografia d'Italia, non c'è nulla d'inventato in questa pièce: Ulderico Pesce ha raccolto documenti della magistratura, articoli, ha indagato nei bassifondi più scuri della monnezza italica: un bene, quello della monnezza, che può trasformarsi in oro per chi lo maneggia. A farne le spese, i comuni cittadini, spesso vicini di monnezzai abusivi, costretti a vivere e respirare aria tossica. Argomento scottante, un lavoro da cronista - come si definisce lo stesso Pesce -, un imperdibile viaggio con pochi elementi scenici, ma con tanti dati e numeri, intrecciati tra loro nel racconto della storia di Marietta e della sua famiglia. Marietta è nata a Pianura, la sua casa si affaccia su di una discarica abusiva e in questa ha trovato il suo primo giocattolo; discarica che lentamente risucchia le vite dei membri della sua famiglia, stroncati da avvelenamenti chimici. Scarti che diventano affari, uomini che diventano scarti, vite intrecciate al torbido mondo dei rifiuti, destinate a fare i conti con un sacco nero, un rifiuto chimico, uno scarto industriale. Una parabola, che continua anche dopo il matrimonio con Nicola: dal sogno della differenziata, alla rivalità familiare col marito ed il figlio Cristian, malavitosi che ricavano quattrini dal traffico illecito. Due vite, due mondi, due modi di concepire la stessa identica mondezza. Immancabile.

ASSO DI MONNEZZA
di e con Ulderico Pesce
Coprodotto da Legambiente e dal Teatro dei Filodrammatici di Milano

Teatro Ambra alla Garbatella
dal 25 al 30 ottobre 2011
Roma, Piazza Giovanni da Triora 15

prezzo intero: 17€ 13.50€ se prenoti con Atrapalo (21% di sconto)


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mercoledì 19 ottobre 2011

Potessi almeno costringere - E. Montale

http://www.maurocolombo.com/i-dipinti-dell-artista-mauro-colombo/dipinto-mauro-colombo-la-maschera-g.png
(nell'immagine: un dipinto di Mauro Colombo)

***

Potessi almeno costringere
in questo mio ritmo stento
qualche poco del tuo vaneggiamento;
dato mi fosse accordare
alle tue voci il mio balbo parlare: —
io che sognava rapirti
le salmastre parole
in cui natura ed arte si confondono,
per gridar meglio la mia malinconia
di fanciullo invecchiato che non doveva pensare.
Ed invece non ho che le lettere fruste
dei dizionari, e l’oscura
voce che amore detta s’affioca,
si fa lamentosa letteratura.
Non ho che queste parole
che come donne pubblicate
s’offrono a chi le richiede;
non ho che queste frasi stancate
che potranno rubarmi anche domani
gli studenti canaglie in versi veri.
Ed il tuo rombo cresce, e si dilata
azzurra l’ombra nuova.
M’abbandonano a prova i miei pensieri.
Sensi non ho; né senso. Non ho limite.

Eugenio Montale
Ossi di Seppia


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giovedì 13 ottobre 2011

Corno Inglese - Eugenio Montale

Inserisci linkhttp://www.maurocolombo.com/i-dipinti-dell-artista-mauro-colombo/dipinto-mauro-colombo-lacerata.jpg
(nell'immagine: un dipinto di Mauro Colombo)

Il vento; lui sì che sa dove andare, non ha dubbi; conosce la sua forza, ha coraggio e soffia con energia. E' sempre sicuro di sé, sa che può essere melodia dolce o inarrestabile frastuono. Sa, che gli alberi son suoi amici per innalzare canti, che infilandosi in un tubo produce un suono come di flauto, o che può sibilare solo nell'aria in un lieve sussurro. Può anche dipingere, scolpire, modellare; può far fare viaggi infiniti. Il vento è tutto ciò che vuole, non ha insicurezze, conosce i suoi sentieri. A volte, noi, si vorrebbe essere come il vento: sicuri, decisi, armonia di suono e pittori di cieli; ma siamo così poveri e desolati, che non possiamo che sentirci di troppo.

***

Il vento che stasera suona attento
-ricorda un forte scotere di lame-
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l' orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D' alti Eldoradi
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell'ora che lenta s'annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore.

Eugenio Montale
da Ossi di Seppia


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lunedì 10 ottobre 2011

A Piermaria, ricongiuntosi alla terra nella foresta boliviana

http://files.splinder.com/75e00d86b9cd4a986bf183cd21554c1c.jpeg
(nell'immagine: un dipinto di Augusto Daolio)



Sulla riva ove nascesti,
culla d'occhi tuoi ridenti
torni, da viaggi primordiali
fragile e interrotta scintilla.
Ancora io ho in mente viva
fanciullesca una rappresaglia
di pirati, briganti e tu: preda!
Innocente legato ad un fusto!
Che orge, che urla e strepiti
da quel tuo vociare prigioniero:
ti slegammo per la torta.
Otto, nove anni, non ricordo...

Chissà se nacque allora
quell'amor pe' l'alte cime
e l'infinito se, oltr'aghi e pigne
vedesti tu una verità brillare
che a te già voleva come figlio.

Aleggi ora Spirito nei boschi
raggio dischiuso d'eternità
penetri fra fitti rami e vivi
nelle viscere e inondi.. noi,
giovani briganti sospesi,
la torta in mano, per te
fanciullo...
Matteo Di Stefano

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