venerdì 21 dicembre 2012

La città di plastica, Teatro Ambra alla Garbatella, 18 - 23 dicembre. Recensione

E poi esci dal teatro coi lucciconi negli occhi, portando via qualcosa che assomiglia alla vita vera. Come petali di un fiore che appassisce, abbiamo lasciato cadere piccoli frammenti di integrità, li cerchiamo tra le poltrone del Teatro Ambra alla Garbatella, non ci sono; aleggiano ancora, sotto i riflettori ormai spenti, dietro il sipario chiuso, dove una donna sola è stata capace di darci tanto, di posarsi in quella voragine creata nell'anima, adagiarsi con dolcezza, col viso e sorriso gentili. La città di plastica racconta tre storie, dove storia qui assume il volore di autentico, quelle comunemente dette storie vere. Tre monologhi che prendono spunto dalla vita di tre ragazze: Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali del 2009 e barbaramente represse dal regime; dall'Afghanistan, la storia di Hanifa e delle migliaia di ragazze che per sfuggire allo strazio dei matrimoni combinati si danno fuoco; infine la storia di Rose dal Kenya, ragazza che come tante è costretta a lavorare nelle nubi tossiche della città di plastica, nelle serre sul lago Neivasha, dove le multinazionali delle rose gestiscono un business milionario. Storie tremendamente e drammaticamente vere, raccontate con malinconica leggerezza. 
Secchi di metallo, pali che sono le colonne della città di plastica, teli, rose. Questo è tutto ciò che c'è e si vede, non molto ma è quel po' che basta. Il resto lo mette Claudia Campagnola, evoca voci e paesaggi, respiri di terre ignote e lontane, tutto ciò che non c'è sul palco diventa quel che più si vede. I nostri occhi vedono attraverso i suoi. Un viaggio a piedi nudi nel dolore dimenticato, con un sorriso che si specchia nelle acque del lago Neivasha, nel vetro di una macchina che Neda non può guidare, o uno specchio che Hanifa, per conquistarsi la libertà, non avrà forse più il coraggio di guardare. Un dolore che emerge gradualmente, come l'ombra di una luce che comunque loro si sforzano di portare ancora sul viso: la regia di Norma Martelli e l'interpretazione della Campagnola, hanno proprio il pregio di muoversi delicatamente intorno all'argomento. Un lavoro di grande sensibilità. Ma certo un corpo e una voce non bastano a ricreare la vita partendo dal reale, c'è bisogno di un'operazione drammaturgica che intelligentemente attinga dal vero mutandolo in linguaggio teatrale. I tre monologhi confezionati da Silvia Resta e Francesco Zarzana sono la testimonianza diretta di una sintesi che tramuta la verità in teatro, senza cadere nella pura teatralità, ma mantenendo un'equidistanza tra questa e la realtà. È quel senso del vero che vive di attimi, una sera, un'ora, quel compromesso che si accetta se è credibile. Un accordo accettato da molti; e c'è silenzio in sala, silenzio partecipe di chi non è spettatore, ma semplicemente è. Qualcuno quel compromesso se lo porta ancora dentro, luccicante di commozione e di rabbia. Uno di quegli spettacoli in cui non si fanno i complimenti all'artista, ma lo si ringrazia. I complimenti si fanno al pubblico che decide di andarci, perché ha scelto qualcosa di bello e importante. 

Alessandro Giova

La Città di Plastica rappresentato con successo a Roma per la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, ha ricevuto il patrocinio di ALDA - Association of the Local Democracy Agencies (sede presso il Consiglio d'Europa di Strasburgo), di Roma Capitale – Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, della Regione Lazio - Assessorato alla Cultura Arte e Sport, della Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali, ed è stato invitato quest’anno nella rassegna internazionale “Migraction 5” al Theatre de l’Opprimé di Parigi. Lo spettacolo sostiene il WFP - Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite. Nel Foyer del Teatro Ambra alla Garbatella, per il periodo della rappresentazione, sarà esposta "Tutto sulla sua testa", mostra fotografica a cura del WFP – Programma Alimentare Mondiale


LA CITTA’ DI PLASTICA
nel giardino dei sogni
di Silvia Resta e Francesco Zarzana
con Claudia Campagnola
scene Camilla Grappelli e Francesco Pellicano
suono David Barittoni
regia Norma Martelli

poesia di Forough Farrokhzad letta da Antonella Civale

dal 18 al 23 dicembre presso

TEATRO AMBRA ALLA GARBATELLA
piazza Giovanni da Triora 15 – Roma
Biglietti: intero €18 - ridotto € 10, info e prenotazioni

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giovedì 20 dicembre 2012

Riflessi della settimana teatrale (12): consigli e sconti.

Forse questo sarà l'ultimo post. Quattro giorni e poi, puff, si chiude il sipario. In questi quattro giorni ne impegneremo tre a teatro, perché se proprio si deve morire, vogliamo morire a teatro. Certo, sognavamo di farlo da protagonisti, lo faremo da giovani attori di belle speranze guardando altri. Si tratta soltanto di scegliere la bara. A proposito, a che ora pensate finirà il mondo? Azzardiamo: alle 4.48. Questo venerdì 21, giorno incriminato, noi lo vogliamo passare al Teatro Argot, per assistere alla rappresentazione di 4.48 Psychosis, ultimo testo teatrale della drammaturga britannica Sarah Kane, interpretato da Elena Arvigo; lo abbiamo visto più volte, senza mai poter godere di un'interpretazione memorabile, dunque appuntamento immancabile. Oppure potreste finire con un po' di magia, andando all'Auditorium Parco della Musica, dove fino al 23 è in scena Le Cirque invisible, con Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée. Altro spettacolo che vi consigliamo, ancora con protaginista femminile, è La città di plastica al Teatro Ambra alla Garbatella, con Claudia Campagnola a dar voce  a tre donne (Neda, Hanifa e Rose) che dall’Iran, dall’Afghanistan e dal Kenya ci offrono il dolore, realmente vissuto dalle protagoniste, di chi ancora oggi in quanto donna non solo non può scegliere della sua vita ma anzi viene costretta a subire la completa mancanza di libertà, fino ad essere ridotta allo stato di schiavitù. Quando entri in una spirale non puoi uscirne, No Escape, due monologhi femminili di Dino Buzzati, nell'ambito de Sguardi S-velati - punti di vista al femminile, è in scena da martedì 18 a giovedì 20 al Teatro Due Roma. Ridere ora che dovremmo piangere? Perché no. Chiudiamo la carrellata di spettacoli rosa con una commedia in scena al Belli (fino al 6 geannio), Casalinghe Social Club, il quale promette di condurvi ad una fine del mondo briosa e spumeggiante. I nostalgici di De Filippo possono invece recarsi al Teatro Eliseo, dove Carlo Giuffrè dirige fino al 13 gennaio Questi Fanstasmi!, una delle commedie di maggior successo. Spostandoci di qualche decina di passi, qualcuno avvertirà che il nome Mattia Torre gli suona familiare. Già, proprio così, parliamo dell'autore della fortunata serie Boris, in cartellone al Piccolo Eliseo con 456  fino al 6 gennaio. Al Teatro Biblioteca Quarticciolo, martedì e mercoledì, al solito ridottissimo prezzo (2-5), Ugo Chiti si diverte con Machiavelli, proponendo la commedia La Clizia. Dopo That's Amori e Coma profondo tornano al Teatro Millelire i giovani Edoardo Andreani e Mariangela Calella con Ossigeno, scritto e diretto da Sergio Graziani, spettacolo che si compone di quattro monologhi e un dialogo, tentando di mettere a nudo gli impulsi più segreti dello spirito. Infine, in pieno spirito festivo, La Cantata dei Pastori, opera classica del teatro religioso, scritta nel Seicento da Andrea Perrucci, al Teatro Argentina dal 18 al 22, nell'allestimento ideato, diretto e interpretato da Peppe Barra

Riepilogo
- 4.48 Phycosis, regia Valentina Calvari, Teatro Argot Studio, 18-23 dicembre (€10-€12, info e prenotazioni)
- Le Cirque invisible, con Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée, Auditorium Parco della Musica, fino al 23 (€8-€25, info e prenotazioni)
- La città di plastica, regia Norma Martelli, Teatro Ambra alla Garbatella, 18-23 dicembre, (ridotto! €18 €10, info e prenotazioni)
- No Escape due monologhi di Dino Buzzati (Sola in casa, regia Lydia Biondi; Spogliarello, regia Laura Caparrotti), Teatro Due Roma, 18-20 dicembre (€12-€15, info e prenotazioni)
- Casalinghe Social Club, regia Carlo Emilio Lerici, Teatro Belli fino al 6 gennaio (ridotto!€18€10, info e prenotazioni)
- Questi Fantasmi!, regia Carlo Giuffrè, Teatro Eliseo, 18/12 - 13/01, (ridotto! €35 €21, info e prenotazioni)
- 456, di Mattia Torre, Piccolo Eliseo, fino al 6 gennaio, (ridotto! €22 €13 info e prenotazioni)
- La Clizia, regia Ugo Chiti, Teatro Biblioteca Quarticciolo, 18-19 dicembre (Low! €2-€5, info e prenotazioni)
- Ossigeno, regia Sergio Graziani, Teatro Millelire, 18-23 dicembre (ridotto! €12 €8 info e prenotazioni)>
- La Cantata dei Pastori, regia Peppe Barra, Teatro Argentina, 18-22 dicembre (ridotto! €18 €14 info e prenotazioni)
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venerdì 14 dicembre 2012

La Costruzione, Teatro Millelire, 11-16 dicembre. Recensione

La costruzione ha una forma fallica. Assomiglia in tutto e per tutto ad un organo genitale maschile. Alla base, c'è la società, il popolo, al suo apice c'è il culmine orgasmico, il potere, lo stato, sorretto da una compatta struttura, nei quali strati si inseriscono i vari strumenti di controllo: la morale, il senso di colpa, l'onore, la paura. Sono tutte componenti innaturali, che il potere ha creato per evitare il caos, per combattere la spinta alla libertà della società e "proteggerla". Innaturali perché prive d'amore. E l'amore? L'amore è un sentimento e come tale va scoraggiato, perché mette a rischio il controllo. Alcune tematiche sono e resteranno eterne, o almeno vivranno finché avrà vita l'uomo e la sua costruzione. Su questo si dibatte ne La Costruzione di Roberto Russo, autore contemporaneo napoletano, il cui testo è portato in scena al Teatro Millelire in questi giorni dalla Compagnia Luna Nova di Latina. Sebbene la compagnia sia dichiaratamente amatoriale, svolge una grande attività sul territorio non solo di provincia, ricevendo apprezzamenti e riconoscimenti, portando in scena con passione testi impegnativi senza demeritare. Questo per dire che non sempre l'amatoriale è da snobbare, va dato ad esso una possibilità di spazio e di pubblico. Tra le possibilità da sfruttare, certamente noi inviatamo ad assistere a La costruzione, testo interessante e attuale, con una solida struttura drammaturgica. Tanta passione, tanta intensità, in uno spettacolo che è fondamentalmente di parola, l'azione è in uno spazio ristretto, due attori rimangono sempre seduti, l'altro, un giudice, arringa muovendosi rimanendo comunque circoscritto in una determinata area. Nonostante la staticità fisica lo spettacolo possiede un incalzante ritmo, un'affascinante tesi di fondo, la costruzione appunto, mettendo sotto accusa la manipolazione continua e senza sosta cui noi, base, siamo costantemente sottoposti. L'opera di Russo prende spunto da una sentenza del 1883, dalla condanna di Luigi De Barbieri, accusato di aver compiuto atti osceni (sodomia) in un albergo; 130 anni dopo, il terrore omofodo sconvolge ancora le nostre società, ed è ai nostri occhi che i protagonisti della vicenda vengono a porre il contenzioso - accompagnato dalle note di Romeo e Giulietta di Tchaikovsky - per il dovere di esprimere il giudizio conclusivo. Il Consigliere Parini, giudice intollerante, cercherà di convincere la platea dell'oscenità compiuta da De Barbieri e confermare dopo oltre un secolo la sentenza che ancor oggi consente alla costruzione di restare in piedi. La pudica Lanza Antonietta è il terzo personaggio, volto popolare, la quale al tempo del fatto scandaloso era di servizio nella camera accanto a quella di De Barbieri. È lei più di tutti, nella sua ingenuità di persona semplice, a porsi domande, a non condannare senza mezze misure, a chiedersi perché De Barbieri usa la parola Amore così spesso. L'aspetto curioso è che pur restando fedeli al proprio tempo, i tre personaggi sono consapevoli di trovarsi in un teatro molti anni dopo, del decorso storico - citando anche alcuni agghiaccianti parole di Himmler - sanno che la sentenza è scritta e non si può mutare il corso della storia. La farsa serve soltanto al Consigliere Parini per perpetuare la costruzione, perché per avere ordine ad un po' di libertà bisogna pur rinunciare e perché la condanna sociale ha un peso più grande dei sentimenti. Il fatto storico è dunque un pretesto, per aggiornare il calendario della menzogna, fermo moralmente a quel 1883, mettendo a nudo quel che forse si dice ma alla base non si sospetta: la morale serve al potere per evitare il caos della libertà e questo è vero non soltanto per i rapporti omosessuali: si pensi ad esempio alla prostituzione (tema non presente nello spettacolo), la cui illegalità alimenta racket e delinquenza, ma che tuttavia la si mantiene fuorilegge per una questione di controllo e potere. La costruzione è dunque uno spettacolo piacevole e affascinante, ricco di spunti, fa pensare, riflettere intimamente sul senso profondo della società. In primo piano c'è senza dubbio il potere del Consigliere Parini, cui dà calda voce e vigore Roberto Becchimanzi, da buon uomo di potere si prende la scena per poter reprimere ogni spinta alla libertà. Ai margini De Barbieri (Cristian Mirante) e la signora Lanza (la genuina Marina Casaburi), meno enfatici, più sepolti, i quali però vincono una battaglia sociale importante: quella di smacherare il potere, di far crollare legge, morale, religione, stato. Una vittoria da niente, perché a crollare è solamente la maschera, il plastico, non l'intera costruzione. Merita fiducia.
Alessandro Giova


LA COSTRUZIONE di Roberto Russo
regia di Sara Pane
con Roberto Becchimanzi, Cristian Mirante, Marina Casaburi
luci e suoni  Linda Guarino
costumi Sartoria Sorrentino
aiuto regia Chiara Becchimanzi

dall'11 al 16 dicembre presso

TEATRO MILLELIRE
Via Ruggero de Lauria 22 - Roma
Biglietti: intero €12 - ridotti €8

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mercoledì 12 dicembre 2012

Il drago di E.Schwarz, Teatro Nuovo Colosseo 11-16 dicembre. Recensione


Dobbiamo temere il drago o noi stessi?

Bianco. Il colore del nulla, del vuoto. La pagina prima di essere macchiata d'inchiostro. L'anima fanciullesca prima della corruzione adulta. Bianchi sono i nostri pensieri, quando rinunciamo ad essi, ci adagiamo, quando per una mancanza di consapevolezza ci lasciamo sopraffare dal drago tiranno. Bianco è il colore che Beatrice Gregorini ha scelto per l'ambientazione de Il Drago di Evgenij Schwarz, un colore che dà luce, mettendosi in netto contrasto con il nero, il buio, il male, rappresentato dalla tirannide. Una fiaba teatrale, il cui autore scrisse nei primi anni quaranta, per poter raccontare, ammonire, spronare, contro quel drago minaccioso che portò ad una delle pagine più nere della storia umana: il nazifascismo. Bianco, castità, purezza, illusione: quella degli abitanti di una piccola città immaginaria, i quali da oltre quattrocento anni sono sottomessi ad un mostruoso drago a tre teste. "L'unico modo per difendersi dai draghi, è averne uno" dicono gli ormai vinti cittadini, tanto di quel tempo è passato, che si sono persino convinti che il drago sia buono, lo amano e lo accettato, ogni anno gli consegnano mille vacche, duemila pecore, cinquemila galline, mezzo quintale mensile di sale, dieci orti di insalata, asparagi e cavolfiori ed inoltre, una giovane ragazza che i cittadini gli consegnano per poi non rivederla più. La sottomissione crea assuefazione, alla fine non si è più in grado di ribellarsi: c'è qualcosa che ci riguarda direttamente ancor'oggi in questa favola? Sì, c'è, dobbiamo liberarcene, abbiamo soltanto bisogno del nostro Lancillotto interiore, giovane avventuriero arrivato da chissà dove, pronto a sfidare il drago, liberare la città e risvegliare le coscienze dei cittadini. Svegliarsi, in una lucente apoteosi di bianco, il drago è morto, sconfitto, la città liberata. Forse. Il borgomastro, prima servitore del drago, si attribuisce la vittoria e prende il potere, instaurando una nuova tirannia, più leggera e subdola, continuando a tenere in soggezione i cittadini. Un copione rivisto (si veda ad es. la fattoria degli animali di Orwell), ad un drago se ne sostituisce un altro, un drago genera un nuovo drago se i cittadini non prendono consapevolezza di sé. Perché il drago forse nemmeno esiste, è soltanto una proiezione di quei piccoli draghi che dimorano in noi. Sono i nostri draghi che generano e legittimano il drago esteriore più grande, che oscura il sole con la sua massa e non ci fa raggiungere la libertà: ma essa è una scelta, una nostra scelta, dobbiamo soltanto capirlo, sarà soltanto una vera consapevolezza e la volontà collettiva di liberarsi dal male a sconfiggere l'oppressore.
Lo spettacolo è sobrio e leggero, adatto ad una serata con famiglia al completo, apprezzabile da grandi e piccini. Personaggi e luoghi sono surreali, degni del magico regno di Fantàsia, grazie al delizioso make up di Valentina Sarti Magi e ai bei costumi di Giuseppe Santilli. Santilli che rappresenta anche le molteplici facce del drago, strappando gli applausi più vigorosi al pubblico per le sue buffe e divertenti trasformazioni del tiranno a tre teste. Tra gli altri attori, Giuseppe Arnone (Heinrich) appare tra i più convincenti per la sua minuziosa caratterizzazione, simpatico anche il borgomastro di Alessandra Chiappa. Il solare Lancillotto invece - interpretato da Francesco Bauco - è quello che teatralmente convince meno, l'eroe non riesce a creare affezione, pagando uno stile molto televisivo e poco incisivo. La messa in scena rispetta ed esalta il clima fiabesco, il punto di forza dello spettacolo è certamente visivo, una creazione chiara e netta del luogo immaginato. A togliere un po' di magia l'ingresso di un cameramen sul palco - il quale fa scoppiare la bolla rendendoci per un attimo pubblico televisivo - per realizzare video in presa diretta (tuttavia non determinanti), ma soprattutto stonato ci è parso l'inizio mussoliniano, lontano dal clima dello spettacolo e che distrugge tutto il significato metaforico dell'opera. Ad ogni modo ci ricorda qual è il rischio cui andiamo incontro quando, per paura, lasciamo coscienza e pensieri scolorire, in un puro ma vuoto foglio bianco.

IL DRAGO
di  Evgenij Schwarz
regia Beatrice Gregorini
con Giuseppe Santilli, Francesco Bauco, Claudio Zarlocchi, Francesca Petretto, Alessandra Chiappa, Giuseppe Arnone, Arianna Adriani, Mario Sechi e la partecipazione della piccola De La Fortuna Scriveres 

costumi Giuseppe Santinni
scene Marianna Sciveres
regia video Flavio Parente
make up artist Valentina Sarti Magi
direzione tecnica Angelo Ugazzi
coreografia Marica Gallo
aiuto regia Eugenia Cortese
ufficio stampa Rocchina Ceglia

11 - 16 dicembre ore 21, domenica ore 17 presso

TEATRO NUOVO COLOSSEO
via Capo d'Africa 29 - Roma
info 3279855479

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lunedì 10 dicembre 2012

Comunicati: Presentazione puntata pilota della sitcom Lista di nozze

Lista di nozze – Sitcom
 

Lunedì 10 dicembre ore 20.00 al teatro Skenè – via Francesco Carletti 5, Roma - sarà
presentata la puntata pilota “LISTA DI NOZZE” la nuova Sitcom sulle coppie di fatto.
Prodotta da Palmina Pavone e Germano Satiri
Scritta da Francesco Calella, Chiara Clini, Paola Ducci, Lisetta Renzi
Regia di Gaetano Maffia
con Alessandro Bergallo, Michele Di Giacomo, Elena Falgheri, Lucia Ciardo, Carlotta
Piraino, Pietro Pace, Alessandro Giova e con Claudia Campagnola e Marco
Giandomenico

LISTA DI NOZZE
 

La nuova sitcom per chi crede ancora nel matrimonio
Servizi da macedonia in cristallo di Boemia ...
Vasellame in Capodimonte ...
Robot multifunzione in titanio ...
Frigidaire bombato ...
Candelabri in Swarovski ...
... insomma, la “moderna” oggettistica dell'amore. E se il matrimonio fosse solo questo?
Così certo non la pensano Leo e Arnaldo, fidanzati da qualche mese e pronti a coronare il
sogno di un vita ... Ma proprio il giorno dell'inaugurazione del loro negozio di liste di nozze
scoprono che non stanno sognando lo stesso sogno! Riusciranno a restare insieme,
amarsi ed essere felici nonostante le loro differenze? In un mondo dove forse l'amore vero
non esiste più, se non veicolato da cristalleria Swarovski e robot multifunzione, gli unici
che ci credono sono loro, Arnaldo e Leo, gli unici che non possono sposarsi.


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giovedì 6 dicembre 2012

Ressa al botteghino per Rezza: Fratto X al Vascello con un supersconto (-40%)




Arriva dicembre, il mese dei cinepanettoni. Ogni anno le sale cinematografiche si riempono di pandori vuoti e dallo stesso gusto insipido. Come ogni dicembre però, c'è un altro appuntamento che si rinnova, andando a contaminare il palco del Teatro Vascello. Tornano Antonio Rezza e Flavia Mastrella, con il nuovo e attesissimo spettacolo Fratto X, in scena fino al 6 gennaio. La buona notizia non è solo il ritorno del duo rezzamastrella, ma anche il buon Atrapalo, che offre biglietti (limitati!) quasi a metà prezzo, solo €12 anziché €20. Se lo avete già visto probabilmente ci tornerete; se non lo avete visto dovreste provarlo; se lo odiate probabilmente ci andrete lo stesso, per aumentare il vostro disprezzo; se lo amate, stavate semplicemente contando i giorni. Ecco, Antonio Rezza è uno così, uno che non puoi fare a meno di andare a trovare, ha un potere attrattivo fuori dal comune per un esemplare umano moderno. È anche l'artista meno giudicabile, perché il suo è un universo difficile da esplorare, insondabile, un pianeta Rezza isolato da tutto il resto, verso cui tutti accorrono come per osservare la prima forma di intelligenza venuta dallo spazio. Già, forse Rezza è un extra-terrestre, un messia profano arrivato dallo spazio siderale per dissacrare la realtà statica e frazionata fino all'inutilità di questo pianeta chiamato terra, popolato da animali umanoidi chiamati terrestri, imbalsamati e calcolatori impegnati a risolvere l'equazione del nulla. Non si può proprio capire cosa è Rezza, si sa solo che piace quasi a tutti, gente di diversa estrazione culturale e sociale. Ognuno ci vede ciò che vuole: c'è chi vede in lui il superstite di un'ultima generazione di geni artistico-filosofici, chi ci vede l'anticristo, chi invece ama andarci perché lo fa divertire perché non ha senso. Il tutto e il niente, la massima espressione dell'intelligenza e il nulla assoluto. Una lingua universale, un habitat a cura di Flavia Mastrella in cui lui solo sa vivere, la rottura di ogni mistificazione. Potete insultarlo e andar via, lui andrà avanti, perché lo spettacolo può farlo anche senza di voi; potete acclamarlo, e forse vi dirà che siete scemi. Noi apparteniamo a quella schiera di rezziani che vedono in lui una forma espressiva superiore, frutto del genio, anche se siamo costretti ad ammettere la nostra inferiorità e brancoliamo alla base, aspirando all'inarrivabile apice del pensiero rezziano (che magari è solo una nostra illusione). Noi ridiamo poco, poche cose ci fanno ridere; con Rezza ridiamo sempre, dall'inizio alla fine, di cuore, di pancia, di altre vite passate che risorgono soltanto per ridere tenebrosamente. Però ci lascia dentro sempre altro, c'è un'esattezza in quella apparente semplicità, un pensiero che trascende ogni verità del reale, un senso profondo da cogliere (o da lasciare lì, non siete obbligati a prenderlo, questo è il bello, anzi, forse persino meglio: "Ridere e non capirci niente è una condizione quasi migliore dell’illusione di averci capito qualcosa"). Noi usciamo sempre più arzilli, più vivaci, come se si riattivasse un neurone addormentato. Poi la realtà come sempre torna a frazionarci, a dividirci infinitesimamente, a calcolare minuziosamente ogni respiro fino al totale annientamento: poi, come d'incanto, ogni dicembre torniamo a svegliarci. Fate un fioretto quest'anno: rinunciate al cinepanettone, andate a vedere Fratto X.  Imperdibile (e assolutamente economico).
A.G.



FRATTO X
di Antonio Rezza e Flavia Mastrella
con Antonio Rezza
e con
Ivan Bellavista
con la partecipazione straordinaria di
Timoty Granger
(mai) scritto da
Antonio Rezza
Habitat di
Flavia Mastrella
assistente alla creazione
Massimo Camilli


dal 4 dicembre al 6 gennaio presso

TEATRO VASCELLO 
Via G. Carini, 78 Roma, RM 00152
Biglietti: intero €20 - ridotti €12 prenotando online

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mercoledì 5 dicembre 2012

Maneggiare con cura, al Teatro Trastevere per sostenere l'Ass,Onlus Peter Pan. 4-9 dicembre

Fare teatro c'entra un po' con la soddisfazione del proprio ego. Sei lì, solo, sotto un riflettore, esposto con tutto il corpo, un nudo immolato agli occhi taglienti come lame, quelle granate scintillanti pronte ad esplodere in giubilo o disapprovazione. Non arrivi a tanto senza un pizzico di egocentrismo. Tuttavia, non sempre è così. A volte può capitare che salire su un palco diventi un veicolo per raggiungere fini più altruistici. Ci si mette da parte in favore della solidarietà. Per la seconda stagione il Teatro Trastevere ospita Maneggiare con cura, spettacolo di Luisa Maneri, con Elisabetta Arosio, Roberto Ziviani e la stessa Maneri, la regia è di Patrick Rossi Gastaldi. L'obiettivo non è sbarcare il lunario, ma quello di partecipare, attraverso il teatro, ad una grande festa di beneficienza. L'incasso delle cinque repliche infatti, sarà interamente devoluto all'associazione onlus Peter Pan, la quale offre un prezioso servizio di accoglienza gratuita ai bambini malati di cancro. Il piccolo mondo del teatro, già esso sofferente e boccheggiante, si sposa a quello del sociale, dando il suo piccolo contributo. Ce lo ha detto da subito Roberto Ziviani, il quale ci spiega di non essere un professionista della scena, ma di volta in volta sale sul palcoscenico per poter sostenere attraverso la passione teatrale questi importanti progetti. È bello quando questo matrimonio avviene, quando si mette da parte il proprio primario istinto di esaltazione, per abbracciare e aiutare qualcuno più sfortunato di noi. E questo basterebbe per chiudere qui, per dirvi semplicemente andate, scomodatevi, mettete da parte l'egoismo e fate una piccola donazione: sarete ripagati con il sorriso di un bambino e una piccola perfomance teatrale. E l'applauso è da fare col cuore, più che con le mani, a questi eroi-attori di passaggio sul palco del Trastevere, attraverso il quale sorreggono le mura di una casa, quella di Peter Pan. Sul palco c'è anche chi il mestiere lo pratica più attivamente, come Luisa Maneri, attrice conosciuta anche nel cinema per aver recitato in alcuni film, tra cui Compagni di scuola di Carlo Verdone. Suo è anche il testo, tre personaggi alla ricerca di un proprio modo di essere felici, tre fotografie di un diverso tempo, partendo dal 27 dicembre 1988, data in cui Chiara affronta il primo incontro con un'insolita terapia psicoanalitica. Umberto, suo ex, il quale crede che non ci debba fare troppe domande. A completare il quadretto, l'esuberante Laura, appena abbandonata dall'ennesimo "uomo della sua vita". Da quella data si parte, per passare attraverso il 2000 e finire ad oggi. Oltre vent'anni, che non hanno però cancellato la loro ambizione di felicità, la quale a volte è lì per entrare, altre una semplice ipotesi, altre ancora persa nuovamente dietro domande. Non ci sono ricette, l'unica risposta sul come esserlo è forse: semplicemente esserlo. Nonostante l'intento benefico, non è uno spettacolo allestito alla bell'e meglio, il testo non è sgradevole, è pulito, semplice e realistico, più cinematografico che teatrale; ed anche la messa in scena, pur non rappresentando l'opera dell'anno, tiene testa e supera molti altri spettacoli di compagnie dilettanti, le quali però con meno umiltà e con una certa boria s'atteggiano a fucine di divi. In Maneggiare con cura no, qui regna l'umiltà e la consapevolezza, quando poi si chiude il sipario si guarda più che ai complimenti al box della raccolta per la casa di Peter Pan. Ed è un curioso accostamento: tre personaggi, come tanti nella vita, in cerca di una felicità, una felicità che avrebbero se solo si ricordassero di averla, riconoscenza per averla almeno vissuta. Dall'altra i bambini di Peter Pan, chissà, forse in grado di sorridere ancora nonostante il dolore prematuro, con la loro forza fragile. Ricordiamoci dunque, d'essere felici, di rendere felici, di Peter Pan

Alessandro Giova

MANEGGIARE CON CURA
di Luisa Maneri
regia di Patrick Rossi Gastaldi
con Elisabetta Arosio, Luisa Maneri e Roberto Ziviani.
Costumi: Paola Nazzaro
Movimenti scenici: Fabio Ciccale'
Collaborazione scene Bruno Baratti
Stampa: S.UP.E.MA. srl
Registrazioni: Centro sperimentale televisivo

dal 4 al 9 dicembre ore 21 - domenica ore 17.30 presso

TEATRO TRASTEVERE
Via Jacopa de' Settesoli 3, Roma
Info e prenotazioni: 0683664400 - 3285748402

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domenica 2 dicembre 2012

Sogni lugubri o nuove catastrofi

 (nell'immagine: un'opera di Salvator Dalì)

Ci siamo quasi
ad un tuffo dal cielo,
dalle macerie sorgi
profeta di catastrofi.
Zig zag dell'ego
scricchiolante mondo
crollo..


Necessità di vita
raccatta e fuggi
pria dello schianto,
boom boom
sprofondante,
fuggi
pria che rabbui
che raggiorni
pria
che ti beva
la sete.


Alessandro Giova

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