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venerdì 27 maggio 2011

Pergolato in cielo

(nella foto: Heavenly fruits di Vladimir Kush)

E' una lontananza che arde
sotto il cielo dei chilometri,
ci ritroviamo languenti nei punti
di mezzo, gli occhi negli occhi
mi tieni e tiri il freno a mano
ancora, ancora un po', un centesimo
di tempo, un furto da nulla
del nulla trafitto e violato.

Si brucia in un attimo folle
un segreto donato agli alberi
o soffocato in un giro di chiave,
o d'una follia che vorrebbe almeno
essere; - ed è saluto veloce, vorace.

Matteo Di Stefano
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domenica 15 maggio 2011

Una poesia di Rondoni

(nella foto un quadro di Vladimir Kush)


Se così cadessero i petali come le tue palpebre
sull'azzurra cenere degli occhi
che dopo un attimo riappare

il tempo, le primavere
sarebbero l'eco del nome che porti.

Ma la prima fedeltà
il primo cuore che ti devo
è contare e onorare i giorni
che hai sul capo.

Perché io e te andiamo,
non restiamo qui.


Davide Rondoni
Il bar del tempo

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venerdì 6 maggio 2011

Gli applausi, la maschera, il camerino

E' quando torni nel camerino
che senti levarsi lieve un odore
di solitudine, è quando ti spogli,
lento, lasciando scivolar le vesti
che senti un urrà, un evviva
appena sussurrato, sognato.

Quando uno ad uno raccogli
i frammenti di te allo specchio
e togli la maschera e torni
umano, canticchiando assente
un motivetto malinconico,

quando ascolti ridere il pubblico
quando vorresti dirgli fammi ridere

quando ti vedono maschera gioconda
e a te non va nemmeno di scherzare

quando accendono le luci su di te
e nessuno più vede il buio dentro

quando, ancora nessuno vede il buio

quando capisci d'essere pura illusione
per te stesso, ti rifugi in camerino
lasciando scivolar via le false vesti,
uno ad uno i frammenti componi
e torni, a casa, senza una parola.

Matteo Di Stefano

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lunedì 2 maggio 2011

Nonostante tutto il tuo odore

(nella foto: Fiori del vento di John William Waterhouse)


E nonostante il fumo

t'abbia invaso i capelli

il bel viso mutando

in smorfie sprezzanti
,
nonostante abbiano i piedi

calpestato ripugnanze,
nonostante calde masse
nel limbo emanavano scorie,nonostante un tuffo in terra
ancora la tua pelleaveva il soave olezzo
d'una tenera albicocca.
Matteo Di Stefano


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