domenica 17 maggio 2020

Ciò che ero per amara necessità

Dicevo. Il vomito. Quella parte rivoltante di un eclatante rifiuto. Ciò che ero io non lo scelsi, non lo volli, eppure con tanta impavida rivolta lo diventai. Il mondo non m'apparteneva ed io non appartenevo ad esso. Tanto che ci separammo una notte. Danzavano luci, polveri libravano ad ogni afflato mentre corpo prendeva un impossibile reale più reale di ogni reale. Del mondo io non scelsi nulla, se non la via d'uscita. Lo strappo estremo di un'anima vagante che per uno strano scherzo trovò un sollazzo nell'andirivieni. 

Ciò che ero io lo fui per caso. Di ciò che non ero ne fui il carnefice. Feci a pezzi ogni brandello di quel mantello con cui mi avvolsero il corpo esile e terribilmente fragile. E d'ogni cosa io scelsi il nome, ad ogni cosa reinventai i colori, ad ogni cosa io diedi una nuova forma. E quel nuovo mondo, a mia immagine e somiglianza, aveva la parvenza di un paradisiaco inferno dove poter morire tra spasmi di felicità. Un reale più reale di ogni reale. Un reale dove non v'è possibilità per il reale. 

Ciò che ero io lo vomitai. E lo vomitai perché non avevo altri strumenti per esprimermi. E presi corpo, salvandomi. Sfuggito alle fauci di un mondo che mi aveva accolto nonostante i miei rifiuti. Nonostante i miei scalpitii. Nonostante. Così ci accordammo per un compromesso: dammi un mondo laddove il mondo non può entrare. 

Ciò che ero prese forma in un buco nero. Non parlammo forse a lungo dell'oblio? Stanne fuori mondo. Stanne fuori. Per il tuo equilibrio ed il mio, stanne fuori. Lascia che io navighi senza preoccuparmi degli orientamenti, lascia che io navighi dimenticandoti. Stanne fuori, stendi i tuoi tentacoli su altre rivoltanti carcasse che non siano la mia. 

Ciò che ero lo fui con rabbia. Inesplosa, intimamente violenta. Fu la necessità di vendere un sorriso mentre cercavo di detonare una bomba, mentre il tempo m'inseguiva ed io sapevo correre più lesto. Mi stracciavo le vesti e tamponavo le emorragie del mio viaggio non privo di imprevisti. Mi staccavo le unghie a morsi mentre scalavo arcobaleni. Non fu facile vincerti, ma ti vinsi. 

Ciò che ero, lo sono ancora. La sveglia non suona mai impunemente. Stanne fuori. 
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