La
vendetta è un piatto che va servito freddo. O magari no, bisogna
approfittarne, belli caldi e infiammati dalla rabbia e prendere per
buona ogni occasione che ci capita davanti per distruggere e sfogare
il nostro istinto omicida. Perché sì, viviamo in democrazia e certi
atti non sono leciti, se si uccide qualcuno si va in galera, c’è
la legge che gestisce per noi situazioni scomode, legate ad accaduti
spiacevoli; che si tratti di affetti o di economia, la giurisprudenza
ha la soluzione per tutto. Nichi Moretti è il protagonista assoluto
di questo romanzo e sa bene cosa sia la giustizia, ma lo sa
principalmente per esperienza vissuta, più che per uno studio
assiduo, lineare, attento e appassionato della materia che lo avrebbe
portato alla realizzazione della sua carriera di avvocato. Non è
così semplice laurearsi, non è così semplice realizzarsi,
soprattutto se intorno a te di democratico esiste soltanto qualche
parola scritta su cartelloni elettorali quando in realtà vige
un’anarchia latente e spesso anche parecchio esplicita e infine, ma
non per minore importanza, se l’amore della tua vita ti lascia,
piantandoti in asso e sorridendo alle tue spalle, mentre se la spassa
con un altro. Questo probabilmente è l’evento scatenante di una
serie di follie, incubi e deliri che vedono il protagonista
catapultato in serate folli, sedute psicoterapeutiche, semplici
situazioni quotidiane che improvvisamente esplodono e rivelano il
loro lato oscuro, infero, bestiale e terribilmente pericoloso. I
personaggi che Nichi incontrerà, a partire dagli amici più assurdi
e impensabili che un essere umano possa augurarsi di avere, hanno un
sapore tutto pulp, un’ incredibile storia personale e un’energia
che scaturisce dalle parole dell’autore, capaci di farci viaggiare
in immagini assurde, cruente e assatanate come in un film di
Tarantino, nelle cui sceneggiature la violenza è un tema sempre caro
e che questo romanzo non tradisce affatto. Sì perché
l’ambientazione nella città di Prato non è un caso: una città
del nord della Toscana, che ha visto albori e splendori di
un’industria, artigianato e manifattura tessile che l’hanno resa
una delle città più ricche d’Italia e conosciuta in tutto il
mondo per i suoi tessuti e stoffe di qualità. Una città che ha
vissuto però negli ultimi decenni un declino e negli ultimi anni un
tracollo a picco sulle sponde della crisi più nera, dove fra ex
industriali, industriali falliti e in fallimento e tutti i lavoratori
annessi al settore (e non solo), si uniscono i dilemmi delle grandi
immigrazioni, prima fra tutti quella cinese. Prato città ricca,
grande padrona del mercato tessile, si trova in ginocchio di fronte
all’irrompere del lontano Oriente, che bene o male sfruttato o
ignorato per decenni si impone adesso come unica alternativa per
mantenere un equilibrio che non si sa quanto reggerà. Commercialisti
torturati che non vogliono parlare sono all’ordine del giorno nella
bollente città pratese, dove il Nichi si trova a scoprire movimenti
rivoluzionari di dubbia origine, che deciderà di seguire per “ignoti
motivi”; possiamo accennare che si tratta di donne….Non c’è
politica, anche se così sembrerebbe, c’è solo un leitmotiv che
spinge il protagonista a farsi trasportare passivamente da un caos ad
un altro, che si può riassumere in: “è questione di vita o di
morte”.
L’umorismo
tutto toscano e molto intelligente, mai lasciato al caso, accende di
curiosità la mente del lettore, portandolo a coinvolgersi pienamente
all’interno di tutte le vicende: c’è un’azione continua, un
fremere, una suspence che entusiasmano tanto che ci si sente
all’interno di un ring, di un Fight Club dove speriamo sempre che
il nostro Nichi non soccomba. Perché Nichi si lascia andare
totalmente alla sorte, finchè sempre sul filo del rischio e del
pericolo, non trova un equilibrio che lo fa risalire, in un modo del
tutto disilluso, affatto ottimistico, ma reale e umano.
Questo
libro va letto perché ti mette a terra, ti dice chiaramente che se
non combatti proprio fisicamente contro le bastonate che ti arrivano
dall’esistenza, a risalire in piedi non ce la fai; è un libro che
paradossalmente, anche se appare come un elogio all’anarchia, un
grido alla rivoluzione, sa essere ironicamente romantico. Tutti
pensiamo ai soldi, alla crisi, alla lotta competitiva per il posto,
la casa, la macchina, ma la vera crisi è quella che c’è quando il
cuore ti si spezza in due e ti passa la voglia di vivere. Allora è
bello anche tornare a camminare sui monti dietro casa, sdraiarsi in
mezzo agli alberi, diventare un filo d’erba o un raggio di sole e
all’improvviso respirare a fondo; e capire che non sei depresso o
pazzo, magari piangi, magari t’incazzi con lo stronzo che ti passa
accanto in bicicletta urlando in una lingua che non comprendi, ma
insomma il fatto è che sei ancora vivo e allora puoi ricominciare…e
sorridi prendendo un po’ in giro te stesso che pensavi che per star
bene servisse davvero andare nei resort, nelle spa, nei centri
benessere. Quella è roba da ricchi con i soldi, ma la ricchezza di
chi all’improvviso si trova senza niente è la consapevolezza che
per stare
bene non serve niente che si può comprare o avere!
“Mi
chiedo che ne sarà di me, che combinerò di qui a fra un po’, cosa
succederà della mia vita, ma una risposta che sia una non so darmela
e me ne sto col cuore in gola, la milza che schianta e il sapore del
caffè di stamani in bocca e nel naso (…) Non sono l’unico
coglione che si rovina la domenica in questo modo coglione. Seduti ai
piedi di un faggio con panini lunghi mezzo metro, ci sono tre vecchie
conoscenze. Due di loro sono miei colleghi e il terzo credo abbia un
paio di lauree serie tipo geologia e qualcos’altro (…) Saluto con
la mano (…) rispondo che ho cominciato a fare di queste camminate
perché mi avevano detto che in montagna era pieno di figa. Ridiamo e
ci salutiamo ripromettendoci di darci a un altro sport, magari il
nuoto. (…)”
Valentina Nesi
di Franco Legni
p.280
€12.00