sabato 13 aprile 2013

Questa sei tu, regia Marta Iacopini. Teatro Trastevere 9-14 aprile. Recensione

Cose da fare prima di morire? Sembra facile a dirsi, ma finché la vita non ti pone di fronte all'agghiaciante fine, forse le uniche cose che ti vengono in mente sono istanti di follia frivola, perdizioni che non ti sei ancora concesso, godersi quel po' che rimane. Quando accade, quando accade davvero, ti accorgi che è diverso, ti guardi dentro e cerchi di fare una lista di ciò che è veramente importante, essenziale, senza strazio, con la calma di ciò che ormai sai essere irreparabile; quello che forse vuoi davvero è lasciare una firma, fare in modo che le cose seguano una linea precisa anche quando tu non ci sarai più. Non sappiamo se sia davvero così, però questa è la storia di Andrea, ragazza di 23 anni che ha bruciato la vita, madre di due bambine, figlia di una madre arrabbiata con il mondo e un padre carcerato da dieci anni, una vita fatta di gioie minime che condivide con l'unico uomo della sua vita, Chris, in una roulotte nel giardino dei suoi. Questa è la sua storia, sono le sue cose importanti da fare, tirate fuori dalla scatola dei ricordi da Marta, sua figlia, seduta in un angolo che racconta e rielabora quei significativi ultimi mesi della madre. 
Una scelta interessante quella della compagnia ChièdiScena di Guido Lomoro, un lavoro ricercato, ispirato al racconto Pretending the bed is raft di Nanci Kincaid, praticamente sconosciuto in Italia, di cui Marta Iacopini ha curato con estrema attenzione e delicatezza adattamento e regia. Un qualcosa di più di una semplice messa in scena, dello spettacolo annuale di una compagnia che spicca prima di tutto per la capacità di essere un gruppo, ma vuole innanzitutto esprimere qualcosa e raccontare una storia.
Vuole trasmettere una vibrazione umana, vuole che sia Andrea la protagonista prima ancora della sua interprete, vuole che siano quei momenti di sofferto amore nella piccola roulotte ad essere ricordati prima ancora della sua parafrasi teatrale. Uno spettacolo in cui la voglia di lasciare un segno, un ricordo registrato sul cuore di ogni spettatore, prevale sulla volontà che ogni attore ha di apparire ed essere apprezzato. Essere per una sera tante Marta su quel palcoscenico e raccontare. Questo è forse il punto più forte, probabilmente quello meno visibile, magari teatralmente meno rilevante e interessante per lo spettatore, ma che crediamo sia l'anima stessa del teatro e ciò che ancora oggi lo rende vivo e affascinante. Per far ciò, ci vuole prima di tutto umiltà, ci vogliono occhi e mani che sappiano celellare e scolpire, come quelle di Marta Iacopini, la quale firma una regia davvero impeccabile. Pochi oggetti di scena e tre teli trasparenti sullo sfondo costituiscono lo scheletro di base, attraverso cui costruire sempre nuovi ambienti. Un involucro minimo, una scatola nera che viene poi arricchita dai video proiettati sullo sfondo, efficace complemento di scena; ma soprattutto una ricchezza emotiva e una suggestione visiva che vengono raggiunte con le apprezzate scelte musicali e l'utilizzo ottimale dell'impianto luci. Per qualche attimo ci si dimentica persino di essere nel piccolo spazio del Trastevere, diventa tutto più notevole sotto la bacchetta magica di questa regista che meriterebbe forse una possibilità in più nel panorama teatrale. Come pochi la Iacopini sa alternare semplicità e poesia, rivelandosi ormai infallibile nella sua capacità di far convivere nello stesso istante passato e presente sulla scena, di riuscire a ricreare l'assoluta illusione di vedere qualcosa che è già ricordo mentre il presente si sta rivelando: quel finale a tavola ne è l'esatta e poetica sintesi, ma anche altre scene racchiudono un'intensa carica lirica. Un lavoro unitario e omogeneo, vagamente cinematografico, senza sussulti o enfasi recitative, che ha però portato in certi punti la recitazione al limite di un eccessimo intimismo. Tra gli attori - i quali tutti hanno saputo rispettare i fondamentali tempi scenici delle suggestioni registiche - le donne hanno saputo cogliere maggiormente la dimensione emotiva del testo, riuscendo a trovare maggiori sfumature alla recitazione. Da ricordare Giovanna D'Avanzo, che esprime con naturalezza, senza mai cadere nel patetico, il trattenuto dolore di Andrea, l'intensa Noemi Storace nei panni di Marta nella doppia veste di narratrice e spettatrice del passato, la comicità di Alessandra Di Tommaso e la brava Cristina Longo nel doppio ruolo. Pur restando dell'idea che la forza di questa piccola compagnia non sia da ricercare nei singoli, ma nella compattezza del gruppo e nella loro sincerità. Questa è una regola che dovrebbe valere sempre a teatro, ma spesso ci se ne dimentica. 
A.G.


QUESTA SEI TU
ispirato al racconto Pretendind the bed is a raft di Nanci Kincaid 

adattamento e regia Marta Iacopini
con Giovanna D'Avanzo, Noemi Storace, Alessandra Di Tommaso, Daniele Trovato, Cristina Longo, Guido Lomoro, Francesco Del Verme, Claudia Filippi

dal 9 al 14 aprile ore 21.00 - domenica doppia replica 17.00 - 21.00

TEATRO TRASTEVERE
via Jacopa de' Settesolo 3 - Roma
Biglietti: intero €12 - ridotto €6 (prenota) 

     
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venerdì 12 aprile 2013

Qvinta - Teatro Le Maschere 11-14 aprile. Recensione



Uno va a teatro e si prepara a vedere uno spettacolo: si mette a sedere e appena si accendono le luci sul palco attende l’entrata degli attori, almeno di uno. Questa sera c’è qualcosa di diverso, sulla scena appare una quinta, da sola sì, con due grandi fessure sui due lati che la compongono. Luci puntate su di lei e una musica che tutti riconoscono subito e proprio dal pubblico si alza qualcuno, un illuminato che sente il richiamo della scena. Si alza, inizia a spogliarsi, va davanti alla quinta sul palco e inizia a omaggiarla e idolatrarla, prostrandosi come in preghiera di fronte a un totem: le note sono quelle di Così parlò Zaratustra di Strauss. L’ormai presunto attore continua ad esultare di fronte all’oggetto sacro e a un certo punto s’interrompe la musica. Da qui iniziano una serie di domande e considerazioni: che ci sta a fare questa quinta? Ecco che si comincia a capire com’è che può essere sfruttata, magari se uno va dietro, poi ne esce trasformato, e neanche di poco: i corpi cambiano dimensione, le braccia si allungano, le teste si trasformano, insomma ogni passaggio dentro e fuori dalla quinta crea qualcosa e qualcuno di nuovo. La quinta è magica, fa apparire e sparire le persone anche dal pubblico, che forzatamente sarà coinvolto da due attori che sfondano la classica quarta parete; preparatevi a sorprese!  

E’ uno spettacolo sinceramente esilarante, che coinvolge completamente lo spettatore e lo pone di fronte a riflessioni umane, sceniche e molto semplicemente lo incanta. La quinta separa la visione della scena dove si svolge l’azione, il gesto, la parola dell’attore da tutto ciò che vi sta dietro ed è ancora in preparazione. Ci viene data l’occasione di avere accesso a questo luogo dove tutto può accadere, diversamente dal palco, dove solitamente tutto è già pronto, scritto, studiato ed eseguito alla perfezione: ma siamo proprio sicuri che sia così? Infatti questa convenzione viene completamente superata, grazie allo svelamento dei trucchi, della preparazione dietro le quinte: i momenti di panico prima dell’entrata in scena, i dubbi, le incertezze dell’attore riusciamo a provarle in prima persona, ridendo sonoramente grazie a questo ribaltamento. Si susseguono diversi capitoli, cominciando dall’assistere alla lettura di un fantomatico copione, che però ad un certo punto presenta pagine vuote e quindi ci si trova a dover  creare il teatro lì, in quel momento; e se lo scrittore se ne va? L’attore-personaggio è solo e che fa? Inventa e dopo aver intavolato discorsi sul quotidiano e sul senso del viaggiare, come metafora del vivere, a un certo punto cade con la testa nella quinta, dalla quale escono ed entrano altre teste che testimoniano, in modo molto beckettiano, l’assurdità, inutilità e precarietà dell’esistenza.   Poco dopo rimaniamo incantati da una scena meravigliosa, dove la protagonista è a tutti gli effetti la quinta, che ormai è stata sfondata, dalla quale vediamo uscire braccia e mani, in una danza ricercata di gesti e movimenti veramente sublime.  La quinta diventa anche un complesso orchestrale che viene diretto da un maestro, che con il solo tocco delle mani riesce a suonare musiche incredibili,poi si crea un circo composto anche da conigli, foche, un improponibile Enrico V. Tutto questo grazie all’incontro fra Armando Sanna, Aldo Gentileschi e Pasquale Scalzi di Teatrificio Esse e Riccardo Goretti, che esplorano e ricercano un nuovo modo di agire, muoversi, parlare in uno spazio che viene chiamato teatro e che si chiedono e vi chiedono:  ma che cos’è il teatro? La risposta, forse, vi aspetta dall’11 al 14 aprile al Teatro Le Maschere, Trastevere (dietro Ministero Pubblica Istruzione).
Valentina Nesi


“Il teatro, il teatro! Ma perché si deve credere che il teatro esista solo all’interno di alcuni bruttissimi edifici ammassati nel cuore di New York, o di Londra, di Parigi o di Roma? … Vuoi sapere che cos’è il teatro? E’ il circo equestre … ed è l’opera. Sono i rodei, i varietà, i balletti, le danze dei selvaggi, Pulcinella, i cantastorie … tutto è teatro. Ovunque ci sia magia, fantasia e pubblico c’è teatro. Topolino, Ibsen e Lone Ranger … Sarah Bernhardt e Poodles Hanneford …Lunt e Fontane …Betty Grabble. Ermete Zacconi, Eleonora Duse … tutto teatro! Non puoi capirli tutti. Non tutti ti piacciono, è logico. Il teatro si fa per tutti, anche per te. Ma non solo per te. Perciò non puoi disapprovarlo. Non sarà forse il tuo teatro ma è teatro per tanti altri come te … Sono partito all’attacco, non te la prendere, non volevo offenderti. Ma s’è creata una tale atmosfera di snobismo attorno a questo sacrario che chiamano teatro che certe volte pare che mi soffochi.”

Eva contro Eva-  J.L Manckievicz



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martedì 9 aprile 2013

COMUNICATI: QVINTA - in scena 11, 12, 13 aprile al Teatro Le Maschere


In scena al Teatro Le Maschere dall’11 al 14 aprile, alle ore 21.00, “QVINTA”, una produzione Teatrificio Esse + Riccardo Goretti.

Uno spettacolo di e con Pasquale Scalzi, Armando Sanna, Riccardo Goretti, Aldo Gentileschi.
Ausilio tecnico di Davide Savignano.


QVINTA è l’occasione d’incontro di quattro (3+1) follie. Tre Teatrificio, Un Omino, quattro siamo noi e lei è la quinta. Una vera quinta. Di quelle solite. Di quelle solide. Con le cantinelle segate precise, la scroscia dietro tenuta ferma con i sacchi di sabbia, e la stoffa nera, pesante, polverosa, sempre un po’ strappata. Ma solo poco. Da lontano non si vede. Da lontano non si vede che i quattro personaggi soffrono, da lontano fanno ridere. Si agitano, s’incontrano, si scontrano, si lasciano e si rincontrano. Entrano ed escono dalla quinta. Entrano in quinta (e dunque escono dalla scena), escono dalla quinta (e quindi entrano in scena). Ogni entrata è anche un’uscita. The way out is the way in. Solo da questa vita non c’è uscita. O meglio, un’uscita c’è, ma non piace a nessuno ricordarsi quale sia. Per questo i personaggi soffrono. Non vi preoccupate, da lontano non si vede. Da lontano si ride, in QVINTA, eccome. La comicità che abbiamo cercato è quella del limite, lo stesso limite che c’è tra l’essere dentro e fuori la scena, quando non sai se sei personaggio o no. Una QVINTA come un buco nero che asciuga e condensa in se tutto lo spazio teatrale e tutta la scrittura scenica di parole e azioni, una QVINTA dotata di leggi fisiche tutte sue e a noi oscure. Entrare e uscire: da luoghi, pensieri, azioni, sentimenti, dalla vita delle persone, da noi stessi, dalla scena, da un personaggio, dalla vita…


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venerdì 5 aprile 2013

COMUNICATI: Meibi Nuar, lettura scenica al Teatro dei Conciatori venerdì 12 aprile.






Presentazione del libro 

"Meibi Nuar" 
di Micol Graziano 

12 aprile 2013 
ore 19.30 

Teatro dei Conciatori 
via dei conciatori 5 - Roma




Continua la tournèe di MEIBI NUAR, scatti e frammenti di parole astratte (Aletti Editore), opera prima di Micol Graziano.
Venerdì 12 aprile 2013 al Teatro dei Conciatori di Roma alle ore 19.30 l'autrice, giornalista di RDS  (Radio Dimensione Suono), l’attrice Giselle Martino (Teatro Stabile di Genova/Menzione Premio Hystrio) e la cantante e musicista Lara Patrizio (Càntaro Teatro) danno vita ad una coinvolgente lettura scenica di questo ammaliante romanzo d’esordio: al centro la Morte, il Dolore, l’Universo femminile, Madri e Streghe. Megere e Santi.

I canti e i suoni del Mediterraneo faranno da intermezzo alle vicende crude e viscerali narrate nel libro che racconta, con una penna icastica e fulminante, storie di esistenze metalliche in un Sud immaginario e scuro.


Un viaggio nei sentieri della letteratura e del teatro che stordisce e destabilizza. 



Venerdì 12 aprile ore 19.30
Teatro dei Conciatori (Via dei Conciatori 5)
Roma
Per info 0645448982
Ufficio stampa
Rocchina Ceglia
3464783266

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