giovedì 27 marzo 2014

Tre terrieri - La politica terra terra | Recensione

Vincitore del premio "Autori nel cassetto, attori sul comò 2013 organizzato dal Teatro Lo Spazio, e versione teatrale dell'omonima web serie, è andato in scena al Teatro Lo Spazio dal 21 al 23 marzo la commedia Tre Terrieri, una divertente allegoria sulla politica italiana degli ultimi anni. Scritto dagli stessi interpreti, Tre Terrieri, attraverso le gesta di tre contadini che si ritrovano a gestire la fattoria di famiglia, ripercorre in maniera allegorica la situazione politica nostrana. Non una satira vera e propria, ma una riduzione "terra terra" degna del panorama melmoso cui assistiamo giornalmente. I personaggi a cui si ispira sono facilmente intuibili e riconoscibili, pur se trasferiti in un contesto contadino. L'intero spettacolo è ispirato alla suggestione orwelliana della fattoria degli animali, adattando in un contesto surreale e grottesco i recenti fatti politici. Il testo è pungente, il ritmo serrato, le battute rasentano il banale anche al fine di rendere ancora più ridicoli le personalità di cui i tre terrieri prendono il posto. Il racconto è sviluppato servendosi di un linguaggio inventato, il quale è un melting pot di diversi dialetti di estrazione prevalentamente meridionale. La storia è narrata in tre quadri - tre ipotetiche legislature - che ripetono ossessivamente la stessa stancante nenia, con variazioni di colore e intensità. Un'oziosa ripetizione di temi e conflitti, un po' come ci ha abituato la politica negli ultimi 20 anni: la discesa in campo per il bene dell'italia, il conflitto di interessi e le leggi ad personam, le persecuzioni giudiziarie, la legge elettorale, la mancanza di una vera sinistra, il populismo dei leader della rete, fiducie e sfiducie, falchi, colombe e.. passeri. Tutto si ripete instancabilmente nella politica italiana, l'eterno ritorno del vuoto governativo chiuso su se stesso. Questo viene riflettuto sul palcoscenico, dove i tre personaggi immaginari, al contrario di quelli ufficiali (pur sempre terra terra), risultano più simpatici e pronti a strapparci la risata che non abbiamo quando ascoltiamo un telegiornale o sfogliamo un quotidiano. Davvero un buon lavoro, perché si può anche perseguire la risata e non soltanto l'ostinato intellettualismo, di cui certo non è privo questo lavoro essendo un'opera per certi versi ricercata. 


I tre attori, le cui interpretazioni sono connatate dal forte carattere grottesco e da tic e altre bizzarrie, sembrano una cosa sola, le loro comicità si intrecciano e sono intercambiabili, inoltre credono nel testo, nel proprio lavoro e possono vantare un affiatamento che non sempre è facile trovare così forte. Questo fa sì che lo spettacolo si trasformi facilmente in un gioco di virtuosimi, funamboliche acrobazie e non venga mai a mancare il ritmo. Uno spettacolo che certamente girerà in altri teatri (già fissate date a Modena e in provincia di Avellino), perché tocca temi sensibili e per una volta non scherza soltanto, ma ha proprio l'obiettivo di deridere. Se qualcosa manca, è una vera e propria vicenda dei tre terrieri, che al momento sono una mera trasposizione di fatti reali. Nulla è stato aggiunto alla storia reale, anche perché così com'è la politica italiana è riuscita a mettere insieme da sola tutti gli ingredienti necessari a creare questa commedia, (anche se una volta capito il codice si rischia la stagnazione); agire sulla drammaturgia in maniera massiccia avrebbe certamente reso troppo onone ai veri autori di quest'opera, forse sarebbero addirittura sembrati più intelligenti di come sono: hanno già le nostre uova, è bene non dargli anche questa soddisfazione.
 Matteo Di Stefano


TRE TERRIERI - La politica terra terra
Scritto, diretto e interpredato da Angelo Sateriale, Fulvio Maura e Roberto Di Marco 

visto al

TEATRO LO SPAZIO
via Locri 42, Roma 
www.teatrolospazio.it 


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lunedì 17 marzo 2014

E il naufragar m'è dolce... Teatro Keiros | Viaggio inVerso. Recensione

Una carezza nel cuore della sera gonfia le vele del nostro vascello e ci sospinge oltre la nebbia. Approdiamo su una piccola isola, il Teatro Keiros, leggermente spostato dall'arcipelago di teatri centrali. Qui, in Via Padova, abbiamo affrontato la navigazione su uno dei mari più calmi che i marinai possano ricordare. Avvolto da un'atmosfera rarefatta, lieve, finemente sospesa tra il sogno e la realtà (più sogno che realtà), è andato in scena Viaggio inVerso, rivisitazione e riscrittura del testo di Fernando Pessoa "Il Marinaio" un'opera di particolare spessore poetico in cui tre donne si confrontano smarrite con un passato probabilmente mai vissuto, immerse in nebbiose nostalgie mentre vegliano una quarta donna defunta. Fa da collante "Il colore di Bianca", testo altrettanto poetico di Maria Enrica Prignani, che estrae, proprio dal testo di Pessoa, la defunta che le tre sorelle vegliano, proponendola come rediviva, essenza del sogno e del ricordo.
Vera, è frutto della riscrittura testuale, non esiste nel testo di Pessoa anche se ne è parte integrante, infatti la ritroviamo in tutti quegli aspetti concreti, razionali, esplicativi che compongono, a tratti, i discorsi delle tre sorelle. Il terzo personaggio è la personificazione del marinaio del testo di Pessoa di cui raccontano le tre sorelle, il naufrago che desideroso di riprendersi i ricordi primigeni
dopo averne inventati di nuovi per non soffrire della perdita del proprio mondo, si rende conto di non essere in grado di ricordarli e sparisce. Le tre figure sulla scena sono accompagnate da una quarta, che produce ritmi e sonorità soffocate e distanti. Rimane difficile collorare i personaggi e afferrare pienamente il lavoro svolto sull'opera senza un concreto aiuto delle note registiche, specialmente se non si conosce il testo originario di Pessoa. Pertanto Viaggio inVerso diventa una sorta di ibrido che vive di vita propria, attraverso immagini, simboli, atmosfere oniriche. 

Proprio un sogno, inafferrabile, del quale non si ricordano tutte le azioni, ma di cui restano vive le sensazioni; o come è spesso per le opere poetiche, di cui non sempre si conosce il contesto che le hanno generate, ma che tuttavia non mancano di accendere una fiammella di emozione. La messa in scena di Rosi Giordano è funzionale all'esaltazione dello spirito poetico, evocativa, minimalista e al tempo stesso concreta, le tre figure attoriali emergono come tre bolle di pensiero in un luogo che è forse un luogo della mente. Gli interpreti (Enrico Alfani, Giulia Bornacin, Maria Enrica Prignani) si equivalgono, così come la quarta essenziale figura (Michele Albini), che non vediamo mai distante, mai come un orpello musicale, ma che vive egli stesso quei suoni che produce diventando una quarta distorta voce dell'inconscio. Tutto è soffocato, rarefatto, le stesse voci non hanno mai sussulti troppo alti, c'è intensità ma mai rumore, c'è l'esasperazione dei movimenti che è come un improvviso mulinello sullo spazio scenico che velocemente svanisce sul fondale scuro, c'è il vento marino che sospinge tutto il teatro verso un altrove, c'è l'illusione di essere chissà dove, in contatto con chissà quale parte soffocata di noi stessi, c'è come una mano dolce che ci accarezza, c'è la poesia, che tocca corde, nascoste, partendo chissà da quale spiaggia misteriosa. E chissà ora quanto è arrivata lontano. Da vedere a cuore aperto. Peccato solo tre date, ma è il problema del non avere un nome. Coraggio ci vuole per esplorare nuove terre, o semplicente per abbandonarsi alla forza delle onde e navigare.. navigare.. sognando..
Matteo Di Stefano


VIAGGIO inVERSO
da Il marinaio di F.Pessoa e Il colore di Bianca di M.E.Pignani

regia Rosi Giordano
con Enrico Alfani, Giulia Bornacin, Maria Enrica Prignani
percussioni e voce Michele Albini

visto al

TEATRO KEIROS
via padova 38 a - Roma
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