fluttuanti di malinconie.
Leggendo le vecchie parole
rivedo musicali sorrisi.
Ci meritiamo quell'infinito
o il piombo di queste notti?
Quanto lunghi i tempi appaiono
distanti d'appena un battito
nei respiri di lune straniere,
di luci accese negli occhi.
Nel buio una mano m'avvolge
le dita han profumo d'ortica.
E come una morsa sul cuore
un urlo, sì flebile lamento
inquietante spreme Tenebre
gocciolanti d'amare voglie.
Matteo Di Stefano
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