(nell'immagine un'opera di Zdzislaw Beksinski)
Ci fu una sera che
di Berlino il muro
lungo il cuore edificai
con lacrime di cemento.
Non era più tempo,
nel mio bunker amaro
amare non più che tenebre
e bevvi l'inerzia solenne.
Niente oltre quel freddo
lugubre reumatico spirito
neve a nascondere i fili
spinati ai tenaci invasori
arrampicati su lisci occhi
scivolosi come ghiacci,
li ho seppelliti tutti
col mio bacio antartico!
Rattrappisco ora, slavine
di corpi odo schiantarsi
arrembanti sulle pareti
e temo il mio stesso gelo.
Voi ribelli insudiciati
sapete dir di ciò che arde
o è per ideologico disprezzo
che lanciate rosse pietre?
Perché pallido arrossisco
leggermente sciolgo i passi
sopra i miei baci sepolti
se alto odo il grido "voluttà!"
Per voi io scelsi l'ombra
per risparmiar condanne
alla prigione mi volsi
lasciandovi gelide carezze.
È possibile morire oggi
d'un deliberato brivido?
Se è Amore che sia almeno
nucleare: o s'amino i muri.
A.G.
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