Si può amare un figlio mai avuto? Sì, ed è forse l'atto d'amore più grande che può esistere, perché è un atto consapevole del mondo circostante, è un rifiuto a concepire un'esistenza in un mondo ammuffito. Una prova d'amore contro l'egoismo del concepire per se stessi senza la valutazione del futuro del concepito. Felicità o dolore? Tormento o estasi? Cosa ci attende al momento della nostra nascita? La bilancia pende sempre un po' di più verso il baratro, le debolezze investono la forza e nel gioco delle probabilità l'infelicità ha un peso maggiore. È quando si diventa consapevoli del male del mondo, del tremendo supplizio dei vivi e del dolore cui si può andare incontro senza che si possa intervenire in alcun modo sulla rotta, è in quel momento che l'essere consapevole muta il suo amore in una scelta di non concepimento; un atto estremo d'amore che nutre col dolore dell'anima un figlio desiderato e mai avuto.
Figlio evitato è tra le più belle poesie di Bevilacqua, carica di passione, sentimento, dolore e amore. Una poesia dedicata a quel figlio che il poeta avrebbe voluto, che stringe a se come fosse di carne viva ma è solo l'essenza dei suoi rimpianti. Un desiderio che contrasta con l'amara constatazione d'una esistenza difficile, un duro vivere che viene risparmiato col più altruistico (e incompreso) atto d'amore. Non mi stupisce che questa poesia sia tra le più care al poeta stesso.
"Ci fu il piccolo enigma del Figlio evitato. Riflettevo che, nel bilancio negativo di molti aspetti della mia vita, il male di mia madre si era imposto. Con effetti radicali, alcuni devastanti. Dovevo riconoscerlo con rassegnata amarezza. Avevo pagato i conti che lei aveva lasciato in sospeso dopo essere stata dilapidata. In me si era fatto ossessivo il pensiero che non ero padre, traumi e contagi materni mi avevano impedito di esserlo. Ne era nata una poesia. Fra le mie che considero più belle. L'avevo dedicata al figlio che non avevo avuto... La tenevo sul mio tavolo di lavoro. Andavo a rileggerla per provarne una pietà tutta mia, per farmi del male. Un giorno, il foglio con la poesia scomparve... Ho ritrovato il foglio con la poesia tempo dopo, fra le pagine del Diario di mia madre."
Figlio evitato è tra le più belle poesie di Bevilacqua, carica di passione, sentimento, dolore e amore. Una poesia dedicata a quel figlio che il poeta avrebbe voluto, che stringe a se come fosse di carne viva ma è solo l'essenza dei suoi rimpianti. Un desiderio che contrasta con l'amara constatazione d'una esistenza difficile, un duro vivere che viene risparmiato col più altruistico (e incompreso) atto d'amore. Non mi stupisce che questa poesia sia tra le più care al poeta stesso.
"Ci fu il piccolo enigma del Figlio evitato. Riflettevo che, nel bilancio negativo di molti aspetti della mia vita, il male di mia madre si era imposto. Con effetti radicali, alcuni devastanti. Dovevo riconoscerlo con rassegnata amarezza. Avevo pagato i conti che lei aveva lasciato in sospeso dopo essere stata dilapidata. In me si era fatto ossessivo il pensiero che non ero padre, traumi e contagi materni mi avevano impedito di esserlo. Ne era nata una poesia. Fra le mie che considero più belle. L'avevo dedicata al figlio che non avevo avuto... La tenevo sul mio tavolo di lavoro. Andavo a rileggerla per provarne una pietà tutta mia, per farmi del male. Un giorno, il foglio con la poesia scomparve... Ho ritrovato il foglio con la poesia tempo dopo, fra le pagine del Diario di mia madre."
FIGLIO EVITATO
... è nello sguardo chiaro
che potresti avere, è nel tuo guardarmi
furtivo, mentre sono distratto,
che mi capia di pensarti,
figlio
che non ho voluto per deliberato amarti
- potrebbero, se tu fossi esistito
essere le nostre vite
strette l'un l'altra
come piccole scimmie freddolose
al vento di questa sera
... ti avrei al mio fianco a camminare
in false distanze, scorci
di pensiero anch'esso di prospettico inganno
... o forse
mi potresti persino detestare
- avresti potuto
essere il mio orgoglio - dicono -
ma il mio orgoglio è l'averti risparmiato
l'ora della penombra
che affila la lama:
tu solo puoi dire
se fu errore e in che misura
non averti dato in pasto alla specie
... tu solo capire
che con la forza del vuoto ti ho piena,
mia statuina sacra,
mio geranio a cui do acqua
alla primora del giorno,
e giorno non c'è che mi dimentichi
... ci troveremo là dove si sta nel prima
e al prima si torna,
rispondimi: perché avrei dovuto
infliggerti devianze di una via
per un calvario breve?
- mi vedrai un giorno apparire,
mi lascerai, io spero,
il posto a sedere
accanto a te: ricordati, se puoi,
di toccarmi almeno le mani
nelle mie mani le piaghe
del non averti
mai accarezzato la fronte da vivo
... delle primavere, delle donne che avresti
potuto avere
è fatta questa vastità della mia solitudine;
mi vanto solo di questo:
non ho buttato nel pattume nessuno.
Alberto Bevilacqua
poesia presente nella silloge
interpretando in versi la detenzione di mia madre nell'ospedale psichiatrico di C.
e in Le Poesie - Oscar Mondadori -
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