...nell'inerzia mattutina
mi punzecchia un calabrone:
credo voglia ricordarmi
che io mi ero amico, un tempo, un amico discreto
- vivevamo noi due in una buona incomprensione:
purché innocente l'uno,
purché l'altro dissoluto
ma per una scherzosità libertina
capriccioso a volte esige che mi arrabatti con lui
per spiaccicarlo ai vetri,
ma il calabrone lo sa
che non saprei ammazzare neanche una mosca,
nemmeno di una formica
potrei cancellare la lenta calligrafia
del suo passo sul foglio di una mia poesia
- m'incanta quella minuscola ebbrezza passeggera
d'esser parte di un verso
le cose prendono il nostro contorno di bello
- io e il calabrone
due immagini ina una persino voluttuose:
voliamo beffardi di noi infine
nell'aria del soleggiato giardino,
volo di amici che altri ne raduna:
l'aiuola ablunga di viole, un muro
di rampicanti dal colore indovino
non più l'effimera morte
del suo residuo di vita
l'inseguo
ma per cacciarne la fine dal suo volo,
e valga il sospetto:
per cacciarne una mia ombra già
a taglio nel cuore, di uomo solo
giovedì 22 dicembre 2011
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