S'udiva il solo infrangersi delle onde
ritmato lieve cadenzato nella vallata
assopita in magie e silenziosi cristalli
prolungamento dell'incantato nontempo.
Il lago, una nera macchia solo udibile
fattosi specchio di gelide stelle d'inverno
inghiottiva sospiri fantasie corpi ansanti
frementi alla ricerca di braci ardenti
a tratti scintille appena visibili
a tratti fuochi inneggianti Apocalissi.
Spingevano in profonde eternità liquide
quel ch'era di quei moti luccicanti
giù, più giù, in-inviolabili segrete
mutandone l'esistere in brumose leggende
storie da custodire e narrare ai passanti
malinconici smaniosi dall'onde udirne i canti.
Non ricordo nemmeno se fosse ieri oggi
quando s'è passati dal giorno alla notte
dal buio alla luce d'un sole mercante
di tepore per trepidanti piedi intirizziti.
Si sono infranti i suoi raggi, su scudi
condensati e liquidi di vetri opachi
porte del tempo di dentro e di fuori
schermi al nulla per nulla insignificante.
E non è stata letta neanche una poesia
l'aria, intorno, n'era già colma a sazietà.
di Matteo Di Stefano
Nessun commento:
Posta un commento